Post Image
By gynepraio13 Novembre 2018In Books

Libri in 3 parole: “Tanti piccoli fuochi”

“Tanti piccoli fuochi” mi è stato suggerito e prestato dal mio fidanzato. Non conoscevo niente dell’autrice e mi sono limitata a fidarmi del suo giudizio: “Secondo me a te piace, leggilo”, Non si sbagliava: in questo romanzo ci sono tutte le cose che mi appassionano. Amore poco, amicizia abbastanza, maternità moltissima, e soprattutto tanta, tanta, tanta provincia americana. Si tratta del secondo romanzo di Celeste NG, un’autrice statunitense di origine cinese cresciuta tra la Pennsylvania e l’Ohio e divenuta celebre con “Quello che non ti ho mai detto” (da me prontamente acquistato e in attesa di essere iniziato).

Pare che quella volpona di Reese Witherspoon (cioè l’attrice cui vorrei somigliare quando sono vestita e pettinata da brava ragazza) ne abbia acquistato i diritti per trarne una serie TV.

LA STORIA

La vicenda è ambientata alla fine degli anni ’90 a Shaker Heights, un sobborgo ricco -quasi una comunità chiusa e autogestita- nei pressi di Cleveland, descritto dall’autrice con dovizia di particolari in quanto lei stessa vi ha trascorso l’adolescenza. Le sorti di due famiglie -una ricca, borghese fino a midollo con 4 figli, l’altra povera e atipica composta da una madre single e sua figlia- si incontrano e scontrano, generando in una serie di conflitti che termineranno in un distruttivo incendio. Non è uno spoiler, amici: i piccoli fuochi del titolo sono menzionati già a pagina 1, in quanto la narrazione prende il via proprio da questo pirotecnico epilogo. Potete acquistarlo qui: il link non è sponsorizzato perché in un mese non mi sono ancora letta il regolamento del programma di affiliazione di Amazon ma il primo passo, downloadarlo, è stato compiuto.

tanti piccoli fuochi

TANTI PICCOLI FUOCHI: BORGHESIA (il fascino discreto della)

Quando Pearl, costretta dalla madre e dalla sua vocazione al nomadismo a cambiare città con grande frequenza, entra a casa dei Richardson subisce uno choc culturale non da poco. Si può avere quindi un grande divano sul quale sedersi a guardare TV spazzatura? Si può avere una madre che insiste per farti mangiare la verdura e censura le tue parolacce? Si può davvero discutere del punto di verde più idoneo per l’erba del vialetto, della frequenza con cui va tosato? C’è qualche cosa di deliziosamente ordinario nella vita di provincia di una famiglia ricca e numerosa al quale Pearl non riesce a resistere. Il desiderio tipicamente adolescenziale di essere uguale agli altri la porterà a essere sempre più parte della famiglia Richardson fino a diventare confidente di una figlia, amica di un figlio e amante di un altro. Pearl non rinnega sua madre né si vergogna di lei: vorrebbe solo una vita più normale, più americana.

Il rispetto di regole e procedure è finalizzato al raggiungimento di un obiettivo -economico e sociale, solitamente-, il lento scorrere della vita lungo binari prestabiliti -iscriversi a un certo college-, l’esistenza di tradizioni familiari e modalità di ritrovo ricorrenti -sedersi davanti alla TV per vedere un programma-. Questo bisogno di norme, così squisitamente americano, è descritto dall’autrice con un puntiglio meraviglioso e un’ironia sottilissima: Celeste NG ha vissuto a Shaker Heights fino al college e di questa comunità conosce perfettamente ogni vizio di forma. Mi piace pensare che si sia anche tolta qualche sassolino dalla scarpa.

TANTI PICCOLI FUOCHI: BOHÈME (fascinazione per la)

Mia, la madre di Pearl, è una fotografa di grande talento che vive di piccoli lavori saltuari. Mamma amorevole ma dallo spiccato stile minimal: è in grado di traslocare da una costa all’altra stivando tutti i suoi averi in una Volkswagen Rabbit (che credo corrisponda a una Golf station wagon). È di lei che si innamorano, in sequenza, 3 dei figli della famiglia Richardson: per il suo stile genitoriale così soft, per la sua capacità di sospendere il giudizio, per il suo essere una voce fuori dal coro, per il suo silenzioso eppure evidente disprezzo delle regole. In particolare Izzy, la figlia più ribelle dei Richardson, troverà in Mia una vicemadre e una guida artistica.

Mia, con i suoi vestiti presi in un charity shop e  la sua casa fatta di mobili raffazzonati, appaga l’altro bisogno adolescenziale: quello di sentirsi speciali e unici. A distinguerla da una qualsiasi madre sbandata, il suo rigore: è attiva e produttiva, paga l’affitto, non ha vizi, non intrattiene rapporti promiscui e ha un innegabile talento. La contrapposizione con Mrs Richardson è evidente -tanto che questa si porrà l’obiettivo un filo morbosetto di scoprire chi sia il padre di Pearl e in quali circostanze essa sia nata- ma è differente anche da modelli di maternità meno “conservatori” e più europei: l’America è quel Paese in cui puoi in quattro e quattr’otto caricare un auto sotto la neve degli Appalachi, spararti 14 ore di guida ininterrotta e fare colazione sorseggiando un Pumpkin Spice Latte sotto le palme lambite dalla brezza del Pacifico. A noi italiani passa la voglia di trasferirci nel paesello accanto solo a leggere la procedura per la disdetta dell’abbonamento Mediaset Premium.

Questa possibilità di sparire e rifarti una vita ovunque, di tagliare i ponti col passato ed essere virtualmente irreperibile è una delle cose che mi affascina maggiormente degli States, anche se sono notoriamente cagasotto e l’unica persona meno bohémienne di me è Giorgia Meloni.

TANTI PICCOLI FUOCHI: MATERNITÀ

Mia e Mrs Richardson non sono che alcune delle madri -e dei modelli di maternità- che si incontrano nel romanzo. C’è anche l’immigrata cinese Bebe, protagonista insieme alla figlia naturale e a Mrs McCullogh di un chiacchieratissimo caso di cronaca, c’è Lexie, la figlia maggiore dei Richardson dotata di uno spiccato istinto materno. C’è persino la madre di Mia che conosciamo grazie alle indagini svolte da quella ficcanaso di Mrs Richardson. Vengono affrontati temi caldi legati alla maternità come le madri surrogate, l’aborto, l’adozione.

Cosa ci vuole per essere una mamma? Un bambino è di chi l’ha generato o di chi se ne prende cura? Cosa ci vuole per essere una brava madre? Una casa? La stabilità? L’amore? Un padre? Si educa con le regole o con l’esempio? Ai figli si dice la verità? Ai genitori, invece?

La smetterò di leggere libri che parlano di rapporti genitoriali e tornerò un giorno a leggere una cazzo di storia d’amore come dio comanda senza titoli melensi che contengono la parola amore? Perché a tratti ho voglia di caricarmi l’auto e sparire nel lontano West come Mia, e invece sto qui? Forse perché ho paura che quelli del Canone Rai vengano a stanarmi? Meglio che mi fermi con le domande o continuo fino a domani.

 

 

svgDiscovery Channel Ottobre 2018
svg
svgPosta del Cuore Novembre 2018

3 Comments

  • Francesca

    Novembre 13, 2018 at 7:47 pm

    che bello sapere che persone intelligenti come te si pongano tante domande come me! A volte mi sorge il dubbio che leggere romanzi che non abbiano ricevuto grandi premi e non descrivano in maniera un po’ pomposa grandi temi di attualità effettivamente non possano darmi nulla. La recensione di questo romanzo mi ha fatto capire il contrario….per chi ha voglia di mettersi in discussione qualsiasi cosa è spunto di riflessione. Spero davvero di riuscire a venire alla tua presentazione martedì a Milano

    svgRispondi
  • Federica

    Novembre 14, 2018 at 1:35 pm

    Splendida recensione, splendide osservazioni.

    svgRispondi
  • Lucia

    Novembre 17, 2018 at 9:42 am

    La madre di un mio ex fidanzato ebbe un lampo di genio quando i controllori del canone rai vennero a verificare la situazione tv: disse di essere la donna di servizio e di non avere l’autorizzazione di aprire a nessuno.

    svgRispondi

Leave a reply

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.