Books 27
Usare le vacanze per imparare qualcosa
Se siete delle infognate di Piccole Donne -e sinceramente non capisco come possiate non esserlo-, saprete cos’è il Club delle Api Industriose. Per tutte coloro che ignorano questo topos letterario, ecco la spiegazione: in una estate che sognavano oziosa e nullafacente, le sorelle March scoprono che in realtà l’inattività completa è benefica per un giorno o due ma che alla lunga è snervante quanto il lavoro indefesso. Quindi decidono di usare le vacanze per imparare qualcosa, dedicarsi agli altri e mantenersi attive.
Del resto, in V ginnasio ho appreso con sommo sbigottimento che vacanze deriva dal verbo latino vacare che vuol certamente dire “essere vuoto” (da cui la famosa cattedra “vacante”) ma che, accompagnato al dativo, significa proprio “dedicarsi a qualcosa”: quindi le vacanze non sono soltanto il periodo della testa vuota ma anche il periodo della testa che si applica a fare, apprendere, scoprire. Per questo motivo, la mia lista di testi vacanzieri non include romanzi, che comunque ho recensito in maniera lunga (sul blog, in questa sezione) o breve (Su Instagram, con una foto o nelle Stories), ma manuali e libri di natura tecnica. Per me, l’ideale è leggere in parallelo due opere: un romanzo e un non-romanzo. Sono modalità di lettura diverse che si “fertilizzano” a vicenda. Provare per credere!
usare le vacanze per imparare qualcosa: “Appunti di blogging e web marketing” DI Agnieszka Stokowiecka
Questo e-book, che è un pdf che potrete leggere ovunque, è stato scritto da Agnieszka Stokowiecka, una ragazza polacca che vive in Italia da molti anni e si occupa di project management. Il manuale è a mio parere il perfetto vademecum per (altro…)
Libri in 3 parole: “Parlarne tra amici”
La rubrica Libri in 3 parole affronta “Parlarne tra Amici” di Sally Rooney, una tizia così poco mainstream che se scopre che la definisco “enfant prodige della letteratura d’oltremanica” viene qui e mi fa un culo a capanna. Io seguo le scrittrici esordienti non perché mi piaccia essere una lettrice à la page e up-to-date, ma fondamentalmente perché sono invidiosa come una delle sorellastre di Cenerentola e vorrei essere una di quelle per cui gli editor si picchiano nel fango.
“No, del suo romanzo voglio occuparmente io!” “Non ci provare, sgualdrina, l’ha già promesso a me!“. Ecco, scene così. Appurato che non si verificheranno mai, mi affretto a comprare i grandi romanzi d’esordio per scoprire il segreto che sta dietro un successo internazionale. Se invece voi siete alla ricerca di un romanzo d’esordio non internazionale ma che so, italiano, potreste leggere il mio: nessuna editor è stata maltrattata per farlo uscire, al massimo le è toccato correggere i miei strafalcioni grammaticali. Ma andiamo al sodo. (altro…)
Libri in 3 parole: “Americanah”
Inauguro oggi una rubrica con cadenza temo piuttosto casuale nella quale vorrei far confluire le mie modeste opinioni in tema di libri. Modeste, perché sono una che legge poco: forse più della media nazionale, ma molto meno di quanto mi piacerebbe e dovrei, per formarmi, divertirmi, intrattenermi e passare meno tempo a spippolare un telefono. Modeste, perché cercherò di parlare di ogni libro attraverso 3 parole ad esso legate. Le 3 parole, scelte in base alla mia sempre modesta sensibilità, vorrebbero rappresentare l’anima del romanzo e costituire altrettante ragioni per leggerlo a vostra volta.
Qui rientrano solo romanzi che mi sono piaciuti, perché quelli che non mi sono piaciuti non mi sogno nemmeno di menzionarli; insomma, il tempo passato a stroncarli vorrei utilizzarlo per leggerne altri più belli, no?
Per ovvie ragioni, devo includere un abstract che, per la mia sensibilità, è spoiler free. Per iniziare senza polemiche, ho scelto “Americanah” di Chimamanda Ngozi Adichie: è un romanzo che è sugli scaffali da 4 anni quindi il reato di spoilering è ampiamente caduto in prescrizione. (altro…)
Il Natale svedese before it was cool
Io amo follemente Astrid Lindgren per l’impegno profuso nel narrare l’infanzia in un modo originale e diverso da quello cui ci hanno abituati la letteratura italiana e anglosassone, dominate dall’onnipresente figura dell’orfano. In mezzo a fiammiferaie, mendicanti e bambine ricche trasformatesi in umili serve, converrete che i personaggi di Astrid Lindgren sono una boccata di fresca aria svedese: si può essere orfani senza essere vessati dalla sorte (Pippi e la sua allegria) e udite udite, si può anche non essere orfani. E’ il caso di Martina, protagonista di un romanzo e di un telefilm omonimi. Io ho avuto la fortuna di leggere un’edizione anni ’80 del glorioso Euroclub, cui mia madre e mia zia erano entrambe abbonate, e sulla cui cover verde brossurata c’era una scandinavissima bambina bionda. Ho riletto Martina più volte e ho avuto occasione, con l’aiuto di Google Translate, di scoprire molto su questo romanzo: la versione svedese originale si chiamava “Madicken på Junibacken”. Dove Madicken è proprio il nome svedese di Martina (che starebbe per Margherita, credo che in italiano sia stato cambiato per esigenze di traduzione) e Junibacken (tradotto come Poggio di Giugno) è il nome della sua casa dal tetto rosso. In Svezia Madicken è una istituzione: il suo grembiulino con le maniche a sbuffo è noto come “Madicken apron” ed è, insieme a Pippi Calzelunghe, un tipico travestimento carnevalesco (a riprova del fatto che Astrid non ha creato personaggi, ma vere icone).

Il tipico Madicken apron
Martina ha una famiglia tradizionale: (altro…)
Consigli di lettura estate 2017
Ad alcune persone interessava una shortlist di letture per le vacanze. Approfittando del nuovo e scintillante Anobii (SPOILER: fa schifo come prima, si blocca ogni tre nanosecondi ed è intuitivo come il sito di Poste italiane) sono andata a prelevare alcuni titoli recenti o meno che mi sento di raccomandare.

Rotellina rotellante da 45 minuti
Le premesse sono le solite: scelgo libri solo in base ai consigli di 4 persone, non mi informo molto, non amo i libri lunghi ed escludo -probabilmente in modo pregiudizioso- moltissimi generi tra cui sci-fi, fantasy, noir, graphic novel, romanzi storici. Se incappo in bei romanzi è solo perché ho a mia volta bravi consiglieri (tre su tutti: Michele, Bea, Francesca) e, avendo poco tempo per leggere, sono costretta a scegliere attentamente. Il mio unico pregio, se posso tirarmela in questo weekend ricco di sonno e sudore, è che leggo con attenzione e, anche quando il libro non mi abbia follemente entusiasmata, riesco a trovare per me e per il prossimo 2 o 3 ragioni valide per leggerlo comunque. A questo proposito, sono circa 6 mesi che ho nelle bozze un post sulla bulimia culturale, chissà che durante le ferie non riesca a concluderlo e riordinare i miei pensieri.
Quindi, ecco una lista divisa per aree con 2 parole -ma proprio 2- sul perché vi potrebbe piacere. (altro…)
Cara Ijeawele, Cara Valeria, Care tutte
Questo weekend sono stata bene perché
- siamo usciti sabato sera per andare a sentire un reading di Baricco che vivaddio mi è piaciuto
- domenica ho ospitato a pranzo persone piacevoli che non vedevo da tempo
- sono andata all’Ikea senza perdermi nel parcheggio né comprare inutilità
- ho cenato (da sola!) con un etto di gorgonzola, 2 pacchetti di crackers Doria e 3 bicchieri di vino rosso
- ho letto un libro intero che mi ha esaltato e messo addosso una voglia di condivisione di cui non ricordo molti precedenti.
Il libro in questione è “Cara Ijeawele” della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie. Il sottotitolo è (altro…)
Di metodo danese, hygge, bambini felici e genitori sereni
La mia teoria sulla ciclicità delle mode anche per quanto riguarda i Paesi è confermata.
- 2014-2015, anno di Parigi. Le parigine non ingrassano, calze parigine nere su lenzuola bianche, How to be a parisian, Je suis Charlie
- 2015-2016, anno del Giappone. Tutti in vacanza a Tokyo, ramen soup come se piovesse, Marie Kondo in the new Yoko Ono
- 2016-2017, anno della Danimarca. Aprono 27 Legostore ovunque, Hygge-de-qua-Hygge-de-là, tutti in vacanza a Copenhagen
Chi sono io per andare controtendenza? Chi sono io per non avere tavolo e sedie Hay design*? Chi sono io per non farmi la foto vicino alla sirenetta**?
Nessuno, signori, non sono nessuno. La Danimarca, comunque, a me scorre nel sangue: nella mia travagliata seppur breve vita, ho avuto ben (altro…)
Dentro Piccole Donne c’è tutto
Come ho confessato su Instagram qualche giorno fa, erano mesi che cercavo -con scarsissimi risultati- di spiegare in un post quale infinita, smisurata e impagabile fonte di ispirazione sia stato per me Piccole Donne.
Tale post sarebbe rimasto incompiuto se io non fossi una di quelle persone sceme che crede al destino. Ho iniziato ad agosto con L’amica geniale di Elena Ferrante, le cui protagoniste scugnizze s’appassionano alla lettura proprio con le sorelle March. Poche settimane dopo, ho letto Papà Gambalunga, dove la trovatella Judy Abbott, giunta al college, cerca di recuperare 18 anni di ignoranza letteraria leggendo voracemente Piccole Donne. A voi pare un caso? Non lo crediamo affatto. In assenza di ordini io do retta ai segni: questo post andava finito.
La mia storia d’amore con Louisa May Alcott cominciò per pura noia nell’alta Val Camonica, dove trascorrevo alcune settimane in compagnia di mia nonna e del suo televisore arancione Brionvega che trasmetteva solo telenovelas e “Giochi senza frontiere”: come immaginerete, mi divertivo follemente. Tra i numeri sgualciti di Intimità e Confidenze appartenenti a mia nonna, trovai una copia di Piccole Donne, comprata da mia zia tramite l’Euroclub e dimenticata nella casa in montagna. Ed improvvisamente è successo che non mi sono più annoiata: perché dentro Piccole Donne c’è tutto. (altro…)
la dittatura delle abitudini
Per cercare di tamponare e non precipitare di nuovo a capofitto nel loop di Elena Ferrante, sto leggendo “La dittatura delle abitudini”, un saggio americano di Charles Duhigg, che nel 2013 ha spopolato in tutto il mondo.
Le abitudini mi hanno sempre affascinato tantissimo. Sembrano una cosa noiosa, vecchia, stantia: abitudine è fare sempre le stesse cose. Abitudinario, nella dizione comune, è un vecchio tradizionalista che esegue sempre le medesime azioni nell’identico ordine e si sente sperduto se non le fa: per me (altro…)
Tre ragioni per procurarvi “L’amore si impara leggendo”
Il fatto che tutti i miei giudizi siano sempre gastrici e mai razionali fa di me una persona poco imparziale. Ma io preferisco dire che sono partigiana e campanilista. Ed è per questo che quando è uscito “L’amore si impara leggendo” di Beatrice Dorigo e Massimo Minuti, ho mollato Excel (senza salvare, perché noi donne de core s’agisce d’impulso) e mi son fiondata sul Kindle store a procurarmene una copia.
Perché?
Mi pare abbastanza ovvio: perché gli autori sono torinesi, ed io sostengo l’economia locale. Perché Beatrice è una blogger, e io supporto le colleghe meritevoli. Perché è scritto per le donne, e io, diciamo, ho a cuore la categoria. Perché nel titolo c’è amore, e Dio solo sa che bisogno ne abbiamo. Perchè io ho già ammesso di non averci mai capito niente. E’ quindi con il cuore palpitante di solidarietà che mi sono dedicata a queste 256 pagine. Che vi consiglio, non solo per le sopraccitate ragioni -di per sé già solidissime e ampiamente sufficienti- ma per altre tre. (altro…)