Personale 467
Armocromia: con comodo, arrivo anche io
In ritardo sul resto del mondo, ho fatto una consulenza di armocromia. Devo veramente spiegare cos’è l’armocromia? Lo faccio per Google e non per voi che certamente lo sapete meglio di me: l’armocromia è un metodo che consente di associare a ogni persona una serie di colori in grado di valorizzarne l’aspetto. Per farlo, la persona viene sottoposta a dei test cromatici con l’ausilio di alcuni drappi di tessuto e infine inserita in un gruppo che porta il nome di una stagione che ne richiama le caratteristiche cromatiche. All’interno del gruppo esistono 3 sottogruppi che consentono di scremare e affinare la palette. Nel nostro Paese, le consulenti d’immagine che praticano la consulenza di armocromia sono formate e abilitate dall’Italian Image Institute e da altre istituzioni come ad esempio l’Accademia del Lusso.
Alcune fortunate persone riescono a determinare (o presumono di riuscirci? Chi può dirlo) da sé la propria stagione arrivando ad azzeccare addirittura il sottogruppo: persone che evidentemente non sono io, perché ogni volta che ho cercato di sottopormi al test di autovalutazione non ero in grado di rispondere neppure a metà delle domande. Forse perché per anni mi sono guardata allo specchio senza vedermi? Può darsi. Sicuramente (e al di là dei miei limiti cognitivi in materia cromatica!) io sono il tipo di persona che non ha problemi a riconoscere l’autorità di un esperto e ama essere guidata nell’apprendimento con una presa di coscienza progressive, cioè di fatto apprezzo il senso profondo della parola “consulenza”.
Il motivo primario per cui ho rimandato, mentre il mondo progrediva e scopriva come vestirsi e truccarsi, è piuttosto intuibile: non (altro…)
Posta del Cuore n. 2
Posta del cuore n. 2: renza
Renza è un medico specializzando di 29 anni di cui 7 felicemente fidanzata con un coetaneo. Vivono lontani ma con progetti di avvicinamento, matrimonio e procreazione. Da marzo lavora in un grande ospedale dove ha conosciuto un medico ultraquarantenne, suo responsabile, sposato e con un figlio preadolescente. Poco amato nell’ambiente perché sarcastico e ipercritico con Renza costui si rivela adulante e affettuoso in maniere non offensive ma anomale in un ambiente di lavoro. Le regala libri, le dà il suo numero di telefono, è spropositatamente gentile, cerca il contatto quando lei lavora o gli passa accanto nonostante l’obbligo di distanziamento sociale.
Renza ne è tentata perché quest’uomo pungola il suo orgoglio, e vorrebbe fondamentalmente limonarselo, togliersi lo sfizio per poi sposarsi e (altro…)
A quelli che amo, io regalo una bicicletta
Questo post fa pare di “Torino in bicicletta” una mini guida – non esaustiva, perché siamo piemontesi e dire che è completa è praticamente peccato mortale – per scegliere una bicicletta, assicurarla e acquistarla approfittando degli incentivi statali (della sempre chiarissima Michela Calculli,), attrezzarsi per il bike-to-work e il bike-to-school, trasportarci bambini e carichi, oltre a una rubrica di preziosi contatti ove comprarla e farla aggiustare a Torino.
Il post è una risorsa preziosa ANCHE per i non torinesi ed è stato scritto ad almeno 14 mani: molti degli autori sono fondatori o attivisti di Bike Pride, associazione facente parte di Fiab (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) e ECF (European Cyclists’ Federation) la cui missione è promuovere la cultura della bicicletta e lo sviluppo della mobilità sostenibile (=mobilità attiva, trasporto pubblico, sostenibilità ambientale e sicurezza stradale), attraverso la sensibilizzazione di interlocutori istituzionali, imprese e cittadini.
Nata nel 2013, dal coordinamento di associazioni ambientaliste, ciclofficine e attivisti, l’associazione è anche responsabile dell’omonima parata di biciclette per le vie di Torino che è in alcuni casi ha contato anche 30mila partecipanti. Se volete sostenere l’impegno di Bike Pride per la mobilità ciclistica, potete diventarne soci: riceverete la rivista di Fiab e un’assicurazione conto terzi.
Bicycle commuting, o del piacere di andare al lavoro in bici
Alle persone che amo, prima o poi, io regalo una bicicletta: a mia madre, (altro…)
Pavimento pelvico, gravidanza e ripresa dell’intimità: tutto quello che (fino a ieri) non sapevo
Post realizzato in collaborazione con Pureeros.
Capita che ci siano pensieri -sottili, insistenti- che sbattono contro la mia scatola cranica, tipo mosche contro un vetro, e tendenzialmente continuo a ignorarli perché ce ne sono altri più insistenti. Ad esempio, fare la valutazione del pavimento pelvico è un’idea che mi è balenata in mente circa 20 volte negli ultimi 4 o 5 anni ma ho sistematicamente posticipato in nome di urgenze più prepotenti: paga il bollo, fa’ la detartrasi, apri la partita IVA, spannolina il bambino.

Un esempio di quello che c’è nel mio cervello normalmente (Ilaria Faccioli)
È solo grazie a una collaborazione con Pureeros preannunciata nell’ultima newsletter, che ho potuto finalmente sottopormi a una valutazione del pavimento pelvico e intervistare l’ostetrica Rita Anna di Molfetta, una delle maggiori specialiste d’Italia sul tema. Qualcosa, per fortuna, già lo sapevo: quando il pensiero si presentava -vedi la sopracitata metafora della mosca- reperivo informazioni, salvavo link, seguivo profili Instagram.
Un importante approfondimento me l’ha offerto (altro…)
Il tabellone delle attività per bambini
Il tabellone delle attività non avrebbe fatto il suo ingresso in questo appartamento se la pandemia di Covid-19 non avesse comportato la chiusura delle scuole torinesi da lunedì 24 febbraio. Questo significa che sono esattamente 3 mesi che mio figlio è a casa con noi genitori: dapprima quasi solo con me, poi da marzo anche con suo padre. Che voglia di menare quelle persone, o meglio quelle pagine Facebook in cui un certo soggetto che non nominerò scrive senza pudore che la scuola è un’istituzione superflua, una fabbrica dell’infelicità, un parcheggio per infanti o peggio ancora un ripiego: la vita di mio figlio, se va a scuola, è migliore e più felice. Viva la scuola, viva gli insegnanti, viva la socializzazione.
Tuttavia, questa fase -così impietosa nei confronti dei genitori lavoratori- mi ha messa di fronte ai miei limiti: l’assenza di pazienza, una maniacale intolleranza per il disordine, l’assenza di iniziativa e creatività. D’altro canto, questa condizione di noia e isolamento ci ha spinti a tirare fuori alcune risorse, principalmente collaborazione, capacità di adattamento e inventiva, che forse sarebbero rimaste sopite per sempre. All’inizio vedevo tutto nero e notavo le piccole -ma numerose- regressioni di Elia mentre ora, con un occhio un po’ più attento e meno pessimista, ho notato anche alcune forme di avanzamento e crescita: gioca da solo anche per 40 minuti, è progredito notevolmente nel vocabolario, nell’espressione verbale delle emozioni. Ma anche io sento di aver guadagnato qualcosa: (altro…)
Posta del Cuore n. 1
POSTA DEL CUORE n. 1: ELLIE
Ellie ha recentemente conosciuto su Tinder un tizio inizialmente dolce, timido e affettuoso: le toccava addirittura frenarlo perché i suoi complimenti e la frequenza con cui la cercava erano persino un po’ troppo. Quando però, dopo una lunga chiacchierata online gli ha detto di essere ingrassata recentemente (esagerando ed autodefinendosi “enorme”), lui è scomparso dicendosi spaventato: ammette di essere superficiale, di detestare il grasso e di avere una fissazione per la forma fisica incompatibile con il suo aspetto. Di fatto, già da un po’ Ellie gli proponeva di vedersi ma lui continuava a rimandare adducendo scuse (“ho paura del tuo giudizio, vorrei fare bella figura”).
Ellie si sente minata nella sua scarsa autostima e sicurezza: dopo l’iniziale rabbia ha quasi la tentazione di (altro…)
Shopping Amazon personalmente testato
Questo vuole essere una post in progress che raccoglie i prodotti d’uso quotidiano sui quali ricevo più domande: ogni tanto lo aggiornerò con le new entries in modo che, in caso di necessità, potrò rimandare tutti a questo articolo. Per ogni prodotto che viene comprato tramite questi link di affiliazione io ricevo una commissione, in percentuali variabili a seconda del tipo di prodotto che viene acquistato: pochi centesimi se è un libro, qualche euro se è un elettrodomestico. Quando raggiungo una certa cifra, Amazon mi fa un bonifico o un mi dà un buono acquisto da spendere sempre sul marketplace, a seconda dell’opzione che scelgo.
Ci sono però un paio di ragionamenti che credo sia utile puntualizzare:
- L’affiliazione, in generale, è una fonte di “passive income”: io non lavoro, propriamente, ma percepisco un piccolo reddito sfruttando la mia -minuscola e irrisoria- popolarità. Ci tengo però a smentire in parte questa affermazione: c’è stato un investimento a monte, di denaro e tempo. Infatti, tutti i prodotti elencati di seguito sono stati pagati di mia tasca e personalmente testati più volte. Quindi preferisco dire che sto capitalizzando sulla mia esperienza pregressa.
- La mia popolarità non è tale da permettermi di “contare” su questo reddito: non genero insomma così tante vendite da trarne una sicurezza economica. Preferisco quindi usare questi introiti per fare fronte ai costi che sostengo per mandare avanti il blog e la newsletter. Come dice Austin Kleon nella sua magnifica newsletter, i contenuti che produco sono FREE BUT NOT CHEAP: non smetterò comunque di crearli perché farlo mi rende felice, ma un riconoscimento economico mi consentirebbe di dedicarmici con maggiore serenità senza pensare, ad esempio, che potrei usare queste ore per fatturare e invece sto qui a blaterare.
Recensioni beauty per reclusi
recensioni beauty per reclusi: Crema mani Mediterranea Cosmetics
Questa quarantena sarà per me il periodo in cui mi sono lavata le mani e ho pulito. Noi tre non abbiamo mai vissuto così tanto insieme: una volta stavamo tutti fuori dalle 8 alle 7, quindi io procuravo di lasciare la casa a posto prima di uscire al mattino, poi la sera sbattevo giusto due pentole&piatti in lavastoviglie e ciao. Nel weekend c’era anche il pranzo, ok, ma era un’eccezione e quasi mi piacevaahahahahah stolta, idiota, stupida che non sono altro.
Quando a settembre ho iniziato a lavorare da casa, qui dentro c’ero solo io. Che non solo sono iperordinata ma che mi muovo come un ninja per non sporcare. Mi pettino a testa in giù con il capo sul water per non spandere capelli, mi lavo le mani tipo una damina del 700 per non schizzare schiuma ovunque, mangio in 30 cm quadrati evitando pane e cracker per non sbriciolare e gli intingoli per non raccogliere l’olio, anzi, lo confesso, se nessuno mi guarda raschio rumorosamente e meticolosamente il piatto col cucchiaio e se necessario lo lecco pure per metterlo in lavastoviglie senza manco sciacquarlo. Potrei mangiare dalla pentola ma non lo faccio per la stessa ragione in nome della quale non lavoro in pigiama: per scongiurare il rischio di abbrutimento totale (al liceo, quando tornavo a casa alle 14:30 comunque lo facevo e intanto guardavo pure i Simpson come una barbara qualsiasi)
Quindi, dopo oltre 2 mesi (altro…)
Posta del Cuore aprile 2020
PREMESSA
Con la Posta del Cuore Aprile 2020 ho chiuso alcuni casi vecchiotti, anche email che stavano lì da mesi e che mi spiaceva lasciare senza risposta. Ne ho tantissimi in attesa e altrettanti continuano ad arrivare: ne approfitto per chiedervi se abbia senso impostare diversamente la rubrica, ad esempio rispondendo a più casi in modo breve oppure intensificando la frequenza (che attualmente è di 1 al mese) rispondendo magari a una domanda ogni settimana. Insomma, se avete delle idee scrivetemi nei commenti o privatamente. A presto!
Posta del Cuore aprile 2020: bettina
Bettina ha 24 anni, è fidanzata e innamorata da 7 (!!!) ma ha da poco flirtato con un ragazzo straniero conosciuto anni prima, che è ovviamente bello e piacevole: altrimenti, che so, Bettina avrebbe guardato qualcuna delle dirette Instagram che ci sono in questo momento anziché chattare con lui.
Sono geograficamente distanti, lui vorrebbe che lei andasse a fargli visita manifestando la voglia di vederlo: Bettina partirebbe pure (ma dove vai che c’è la quarantena?) ma teme di (altro…)
Libri in 3 parole: Olive, ancora lei
Olive, ancora lei scritto da Elizabeth Strout ed edito da Einaudi arriva 10 anni dopo l’amatissimo Olive Kitteridge e ne è l’attesissimo seguito. Quindi rispondiamo subito alla domanda di rito: “è una pallida copia del primo?”.
Siccome la mia regola dice che si usano i propri canali di comunicazione per parlare solo delle cose belle e non per denigrare (ok, forse per Matteo Bussola ho fatto un’eccezione) confermo la mia posizione: questo seguito è assolutamente all’altezza di Olive Kitteridge, altrimenti non ne avrei parlato. Esattamente come dieci anni fa, mi chiedo se esista un genere letterario per designare un’opera a cavallo tra romanzo e raccolta di racconti, proprio come questo: una serie di vicende, in sequenza vagamente cronologica, con protagonisti diversi ma tenuti insieme da un fil rouge. In questo caso, le costanti sono due: la presenza di Olive Kitteridge -talvolta protagonista, talvolta comprimaria, altre volte solo menzionata- e lo sfondo di Crosby, piccola città balneare del Maine. Amici della letteratura, se questo genere ha un nome fatemelo sapere.
Il mio consiglio è quello di recuperare Olive Kitteridge e leggere poi questo seguito: non che la comprensione vi sia preclusa ma ci sono alcuni antefatti utili a interpretare meglio il seguito: il rapporto col primo marito e con il figlio, ad esempio. Se volete, potete anche fare una petizione su Change.org affinchè Netflix compri i diritti e trasmetta la strepitosa miniserie TV con Frances McDormand (la mia sosia, come molti amano dire) ispirata proprio al romanzo e che finora ha trasmesso solo Sky Cinema 1 per una settimana a gennaio 2017 e poi ciao, adios, goodbye.
Poi, se Elizabeth Strout vi piace e concordate con me sul fatto che sì, quel Pulitzer nel 2009 han fatto bene a darglielo, attaccate Mi chiamo Lucy Barton, uno dei romanzi più commoventi su cui abbia avuto il privilegio di mettere le mani.
LA STORIA
Eh, niente, se volete la storia basta una riga altrimenti finisco dritta dritta su uno spoiler: Olive Kitteridge, insegnante in pensione, moglie e quindi vedova del farmacista di Crosby, è alle prese con un nuovo e stavolta maturo amore. Attorno a lei, una piccola comunità di provincia costituita da coppie in sfacelo, famiglie sbandate, cittadini che tornano e altri che scappano. Ritroviamo suo figlio, sua nuora e moltissimi suoi ex allievi: Olive è stata infatti insegnante di matematica. In tutte le vicende, anche quelle delle quali non è diretta protagonista, la ritroviamo come comprimaria, fonte di ispirazione, personaggio a suo modo chiacchierato e amatissimo. Rimangono intatte le sue caratteristiche peculiari, direi quelle dell’antieroina perfetta: è (altro…)