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By gynepraio25 Giugno 2018In Posta del cuore

Posta del Cuore Giugno 2018

Posta del Cuore Giugno 2018: mitezza mezza bellezza

Mitezza mezza bellezza fa la commessa e, com’è giusto che sia, prende il suo lavoro molto sul serio: è preparata, parla più lingue, si comporta correttamente e, come dice il suo nome, ha un carattere mite. Questo le frutta l’affetto e la predilezione delle clienti, meriti che non vengono riconosciuti dai suoi superiori, al contrario sempre pronti a puntualizzare le sue manchevolezze. Mitezza vorrebbe che il suo buon lavoro venisse notato e premiato.

Mitezza, io penso che in un mondo di gente che desidera essere applaudita per dire WYOMING ruttando, il tuo buon carattere sia una perla rara: ma io sono torinese e, si sa, l’understatement è uno dei nostri monumenti. Non sarò quindi quella che ti invita a fare la conta delle millemila cose intelligenti e profondamente aziendaliste che fai per poi recarti dal tuo capo e recitargliele. Penso però che, se sei all’interno di una organizzazione aziendale complessa, sia molto strano che non ci siano modo di relazionare il fatturato con l’addetto vendita che l’ha generato: se questo sistema di riconoscimento manca, diventa più difficile che i meriti siano attribuiti al giusto dipendente.

Se non disponi di questa prova “tangibile” della tua abilità, né tantomeno vuoi girare su un taccuino sul quale annotare ogni tua minima buona azione per riportarla al tuo manager manco fossimo alle elementari, io ti suggerisco di puntare sul tuo patrimonio più prezioso: le clienti. C’è una “suggestion box” in negozio? C’è un sistema con cui i clienti possono lasciare un feedback? Se sì, invitale a utilizzarla: lasciare anche solo due righe in cui dicono “Sono stata servita da Mitezza e ne sono entusiasta” io credo serva allo scopo.

Inoltre, sempre perché mi scrivi di lavorare in una realtà complessa, credo che tu debba sostenere, almeno una o due volte l’anno, dei colloqui di avanzamento: quella è l’occasione per fare il famoso report di cui sopra, non pedante né lezioso come certamente tu non sei, ma quantomeno devi dipingere la tua figura di addetta vendita in maniera completa. Cita i nomi delle clienti, non temere di menartela e dire che quota di fatturato generi: tu forse rivendicherai qualche merito, ma i dividendi alla fine dell’anno se li portano a casa loro e avere una collaboratrice orientata al risultato gli fa solo gioco. In bocca al lupo, e non vendere l’anima.

Consigli di lettura: “Wonder” di R.J. Palacio, la storia di un bambino la cui gentilezza vince su tutto, incluso il bullismo e la sopraffazione.

Posta del Cuore Giugno 2018: Sunflower

Sunflower è una single piemontese che, dopo una storia importante e qualche flirt, si trova a patire la sua condizione. Le sue amiche sono accoppiate, e, pur avendo una vita attiva sociale (sport, cultura, teatro), un lavoro impegnativo e la tendenza a organizzarsi in autonomia il tempo libero, le manca il piacere della condivisione.

Sunflower ammette che, vivendo in città di provincia e non fruendo di applicazioni come Tinder, è proprio difficile reperire “materiale umano” quindi esiste anche la possibilità, come dicono i golfisti, che lei parta con un handicap: mi chiede quindi in cosa sbaglia e come incrementare le sue possibilità di conoscere una persona interessante.

Cara Sunflower, io vivevo in una grande città e mi sarei anche iscritta a Tinder, se fosse esistito durante il Mesozoico, cioè l’era in cui eravamo single io e forse quattro creature preistoriche mie coetanee (oggi sono un po’ affranta, se non si dovesse notare), però io credo che questo significhi poco e lo dico per esperienza: ci sono state epoche della mia vita in cui uscivo un sacco, speravo che qualcuno mi si pigliasse e invece zero, nada, nothing. Posto che né tu né io siamo respingenti nel senso letterale del termine (non abbiamo l’iperidrosi, non votiamo M5S e siamo mediamente piacenti) né penso tu porti un cartello appeso al collo con scritto “Fidanzatemi per favore”, purtroppo c’è ben poco da fare. Le relazioni amorose hanno un che di statistico: se vedi poca gente, ne salvi poca, ne residua zero. Se vedi molta gente, è più probabile, dal punto di vista puramente statistico, che una quota maggiore di essa sia frequentabile: prima che tutti mi saltino alla gola, “vedere gente” significa semplicemente non porre limiti alla divina provvidenza, frequentare ambienti con un buon turnover di persone, non sottrarsi alle opportunità per puro pregiudizio o sfiducia, non pensare che il tempo investito in “potenziali relazioni” sia sprecato. Io una sera sono andata a cena con due mie amiche, una della quale conosceva un’altra ragazza il cui fratello era un rugbista e che quella sera faceva una specie di cena di squadra e così ci siamo andate anche noi. A me i rugbisti non piacciono granché per via del collo taurino, e infatti non è accaduto niente, però ho riso un sacco e ho mangiato un’ottima pizza. Non dico che questo sia lo spirito giusto, però è secondo me è quello che salva capra e cavoli.

Per tornare alla statistica, la buona riuscita di una relazione ha un che di molto aleatorio. Cioè, nonostante la straordinaria predisposizione all’incontro, esso può non avvenire o avvenire in momenti inopportuni sconvolgendo -nuovamente- le priorità. Sunflower, non stai sbagliando niente, sei meritevole di un amore esattamente come tu lo vuoi ed esso arriverà solo quando riterrà di arrivare: il tuo unico compito, nell’attesa è quello di essere felicemente ricettiva.

Consigli di lettura: questo articolo scritto da Stella che sintetizza molto bene quello che ti ho detto e che tu non sai di sapere (o fingi di non sapere!)

POSTA DEL CUORE GIUGNO 2018: PIPPI CALZELUNGHE

Pippi lavora da 10 anni in una piccola agenzia di comunicazione dove regnano incomunicabilità, guerra dei poveri, iniquità, ottusità, stipendi bassi e scarsa gratificazione. Ha cercato altri lavori  e sostenuto molti colloqui che però non hanno dato risultati: per sua incapacità di vendersi? Per eccesso di correttezza nel descrivere la propria professionalità? Perché ormai quasi quarantenne e si suppone troppo costosa come dipendente? Oppure perché la sua posizione attuale aveva e ha degli innegabili vantaggi, non ultimo la serenità economica in vista del figlio che desidera e che finora non è arrivato?

Desidera inoltre tornare a vivere in città, perdere peso e piacersi nuovamente. La sua vera passione è la scrittura e per questo collabora -a titolo gratuito- con un testata online che si occupa di lifestyle; è appassionata di blog e vorrebbe avere un suo magazine. Non sa se provarci né quali priorità darsi. In sintesi, è confusa e non proprio felicissima.

Allora Pippi, devo dirti una cosa per iniziare: penso che quando si è insoddisfatti ad ampio spettro (non dico a 360° perché mi sembri felice di alcuni aspetti della tua vita: il tuo matrimonio, ad esempio!) i grandi ribaltoni non servono a niente. Cioè, la filosofia del mollo tutto, vita nuova, mi riscopro una persona diversa e da domani si cambia musica funziona bene come incipit per i romanzi di formazione, ma nella vita vera non tanto. Quello che funziona è darsi delle priorità, stabilire obiettivi alla tua portata e spezzettarli in altri obiettivi più piccoli e ancora più facilmente raggiungibili. Si chiama Subtasking e ne ho parlato qui. Quindi, è impensabile e tendenzialmente impossibile che tu cambi lavoro, traslochi, dimagrisca e fondi una rivista in un amen.

Se la tua priorità è trovare un lavoro stimolante, mettiti all’opera per quello: se non pensi di farcela da sola, chiedi a un coach, a un consulente, a una persona titolata a rivedere il tuo CV e insegnarti a colmare le tue lacune attitudinali (ehi, non le guru della motivazione nate sul web che fino a ieri pettinavano le bambole, io intendo un professionista vero).

Penso che un lavoro avviato come il tuo (che probabilmente non ti tiene 12 ore alla scrivania e che procede su binari abbastanza prevedibili, immagino) abbia il pregio di concederti tempo ed energie da dedicare ad altro: la scrittura, la famiglia, dio sa cos’altro. Io ebbi alcuni anni fa una grave delusione amorosa che mi lasciò annichilita e distrutta: in quel momento avere un lavoro non particolarmente stimolante fu una benedizione divina perché mi diede il tempo di curarmi, riprendermi e farmi 3 benefiche settimane di vacanza. Se lavori fino alle 20:30 tutti i giorni, non riesci nemmeno ad andare in palestra, dal dietologo e dallo psicologo (true story).

Se desideri aprire il tuo magazine, e hai in mente un format, avvialo con i tuoi mezzi. Se pensi che sia un progetto troppo ambizioso per le tue potenzialità, ridimensionalo a tua immagine e somiglianza. Se hai un’idea originale e diversa dalle altre, mettila in atto. Done is better than perfect, si dice: pubblica 20 post e poi limali, sistemali, migliorali. Per farlo, in ogni caso, ti servono tempo e metodo: se non puoi smettere di lavorare, ti conviene quanto meno lavorare poco. Tutte le persone reali che mi hai citato come tuoi role-model sono anche lavoratrici full time: hanno cominciato da un’idea e l’hanno messa in atto procedendo per tentativi ragionati, che è poi l’unico modo per arrivare da A a B. Non c’è nessun motivo per cui non possa farcela anche tu.

Vedrai che innescando un cambiamento positivo -anche solo uno- gli altri verranno di conseguenza, per un circolo virtuoso che non so spiegarti ma che esiste, te li prometto.

Consigli di lettura: l’e-book Appunti di blogging scritto da Agnieszka Stokowiecka, che guida step by step i wannabe blogger all’apertura di un blog ben fatto.Tutti gli argomenti sono toccati (dominio, grafica, SEO, autopromozione e molti altri) con un stile accessibile e chiaro.

I ricavati dell’e-book vanno a finanziare una raccolta fondi e sono a mio parere 20 euro ben spesi.

svgSe tu lo vuoi - Valeria Fioretta
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svgDiscovery Channel Giugno 2018

2 Comments

  • Manuela

    Giugno 25, 2018 at 8:30 pm

    Interessante il tuo articolo e apprezzo il tuo consiglio di lettura in fondo all’articolo…continua così

    svgRispondi

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