
La lunga estate caldissima della gratitudine
Dopo una lunga e, diciamolo, noiosa fase di consultazione con me stessa, con i forum, con Dio, con Michele, con il mio conto corrente, con il popolo di Instagram e con la maga sensitiva Jole, abbiamo deciso che questa estate non avremmo fatto niente di costoso, ambizioso o complesso. La parte coraggiosa di me voleva fare una road tour dell’Albania; l’altra parte, quella che vorrebbe chiamarsi Onassis e indossare la maglietta “STOP BEING POOR” come Paris Hilton ai tempi d’oro, voleva andare in una family hotel in Sicilia.
Cosa ci ha portato a più miti consigli? Essenzialmente l’aver cambiato lavoro e quindi disporre di sole 2 settimane anziché 3. C’è stata anche una mia totale perdita di contatto con la realtà tra il 20 giugno e il 10 luglio, dovuta all’uscita del mio romanzo, al termine della quale ho ricontrollato i prezzi e mi è venuto un infarto. Insomma, siamo tornati in Calabria, dove la mia famiglia ha un minivillino dal lontano 1982 e dove andammo l’ultima volta quando Elia aveva solo 2 mesi.
Non ero priva di timori: certamente non sull’idoneità del luogo, che so per esperienza personale essere un paradiso protetto per bambini e famiglie. Avevo timore che il viaggio -lunghissimo, ça va sans dire- fosse pesante e ingestibile, che Elia sfiorasse il picco dei Terrible Two proprio in quei giorni, che facesse un caldo insensato e che Michele impazzisse, insomma temevo che non sarebbe stata una vacanza rigenerante. Non siamo esattamente una famiglia abituata a stare insieme 24/7, sia per la routine che abbiamo costruito sia per la gestione dello spazio domestico. Insomma, avevo paura che ci dessimo fastidio, che ci pestassimo i piedi, che arrivassimo a desiderare un po’ di solitudine, che ci inventassimo finte commissioni per uscire e respirare qualche minuto.
Come sono felice di essermi sbagliata! Elia è stato bravissimo: ha amato il mare, i bagni, il canottino, i giochi sotto l’ombrellone, la focaccia a colazione, la merenda col Cucciolone alle 5.00. Si è lasciato trasportare, incremare, lavare, nutrire; è stato dolce e docile, si è fatto bastare per 2 settimane 4 giochini in croce che ci siamo portati, non ha mai fatto capricci o storie (ad eccezione dei braccioli, quelli no, quelli sono il male). Non temo di suonare ridicola dicendo che mi ha inorgoglita vedere com’è ragionevole e capace di adattarsi. Ha salutato le boe, giocato con gli altri bambini e blaterato ininterrottamente, imparando mille parole nuove tra cui le utilissime “cruciverba” e “passerella”. È stato un continuo e delizioso amarcord vederlo dondolarsi sulla sdraio a righe di mio padre, farsi la doccia in giardino con la pompa, come me quando avevo la sua età, giocare con i figli dei miei amici d’infanzia. Non solo ha dormito bene tutte le notti, nonostante il lettino da campeggio non sia proprio la migliore delle alcove, ma ci ha regalato delle meravigliose pennichelle da 2 ore e oltre. Mare sei bello, sei romantico, sei blu, sei salato ma soprattutto sei stancante e quindi io ti amo con tutto il cuore.
Anche suo papà è stato bravissimo: in primis si è accollato gran parte della lunga e complessa logistica che consiste nel prendere 3 torinesi, infilarli in un auto insieme ai generi di sussistenza e guidare nottetempo per 1500 km fino al fondo dell’Italia. Si è sempre occupato di fare la spesa e cucinare (in cambio di qualche ora off-beach solo per sé) e ha condotto per 2 settimane, lagnandosi quasi zero, la vita che detesta di più: quella di mare. Però brava anche a me, che mi sono accontentata di una tintarella a chiazze e ho provveduto a mantenere alti i cuori con le mie urla piene di entusiasmo:
- “Elia, andiamo a bagnare i piedi nel mare!”
- “Ora tutti a strafogarci un bel tartufo di Pizzo!”
- “Perché non raccogliamo delle pigne in pineta?”
- “Su, diamo l’acqua ai fiori della nonna con la pompa!”
Per due settimane non sono mai stata sola, nemmeno per un momento: ho sempre avuto la mia piccola appendice da 14 kg. Ma è stato bellissimo, comunque e sempre.
Non sono mai stata sola anche perché ogni giorno e più volte al giorno, ho ricevuto fotografie, messaggi, video e email da persone che hanno letto Se tu lo Vuoi e mi hanno fatto un complimento, detto parole carine, chiesto un seguito, domandato dettagli. Credo di non aver sufficientemente ringraziato per queste testimonianze e vorrei fare ammenda qui. Sono straripante di gratitudine e incredula felicità per queste dimostrazioni di fiducia che mi hanno commossa perché spontanee: il lettori sono persone che spendono del denaro -immagino faticosamente guadagnato- e fanno una miniscommessa. Non si tratta di milioni, per carità, ma il libro rispetto ad altri tipi di acquisti ha degli svantaggi: non si può provare e poi rendere, non si può intuirne il valore in base alla copertina, non serve toccarlo per comprenderne il valore. Un romanzo richiede un investimento di tempo: ma il tempo, come scriveva Gramsci in una lettera, non è che un semplice pseudonimo della vita stessa.
Non sono mai stata sola perché nei pochi momenti di silenzio senza “Mamma prendimi l’acqua di mare” ho letto tantissimi libri. In effetti, avrei dovuto immaginarlo quando, pochi minuti dopo essere partita da Torino in direzione Sud, mi sono imbattuta in una magnifica frase di Calvino: “Il Buon Lettore aspetta le vacanze con impazienza. Ha rimandato alle settimane che passerà in una solitaria località marina o montana un certo numero di letture che gli stanno a cuore e già pregusta la gioia delle sieste all’ombra, il fruscio delle pagine, l’abbandono al fascino d’altri mondi trasmesso dalle fitte righe dei capitoli.” Ogni pomeriggio, appena Elia si addormentava -ma anche in spiaggia, quando gli abbiamo comprato un’orribile escavatrice arancione dotata dello strano potere di tenerlo occupato per 20 minuti di seguito- ho letto. Con felicità, avidità, entusiasmo, secondo un percorso irregolare ma che mi importa a me, mica devo vincere il premio di lettrice più metodica dell’anno.
Dopo aver esaurito “Cattiva” di Rossella Milone, ho finito in un pomeriggio un piccolo e-book di Stella Pulpo sulle molestie, allora su suo suggerimento ho mollato “La ragazza con la Leica” che avevo appena iniziato -pesante, mi spiace- per buttarmi su “Paura di volare” di Erica Jong, finito il quale mi sono imbattuta in questo articolo e mi sono comprata al volo “L’educazione” e “Faremo foresta”, poi ho avuto una rapida conversazione via Instagram con Maddalena e ho acquistato “Non sono quel tipo di ragazza” di Lena Dunham. Avevo una voglia furibonda di leggere, e vorrei che non passasse mai.
Vorrei anche che non passasse questa leggera abbronzatura di serie B che mi consente di non truccarmi.
Ma soprattutto vorrei che non si esaurisse questa effimera fase in cui raccolgo i frutti e non sto (ancora) decidendo cos’altro seminare, dove andare e in quali altri fantasiosi modi farmi un culo così. Buon settembre a tutti.
Chiara M.
Settembre 3, 2018 at 5:37 pm
Grazie! Stamattina ho ripreso a lavorare e il tuo articolo, letto nella pausa caffè, mi ha aperto il cuore. Mi sono ricordata della casetta in Puglia dove ho trascorso innumerevoli vacanze estive (e anche pasquali!) con la mia famiglia e dove poi ho portato i miei bambini. Quanta freschezza e che entusiasmo. Aiutano tantissimo! E poi il tuo libro mi è piaciuto davvero e resterà un piacevole ricordo di questa verdissima estate.
gynepraio
Settembre 18, 2018 at 11:43 am
Grazie Chiara, sono contenta che l’articolo ti sia piaciuto!
giulia
Settembre 7, 2018 at 11:33 am
Grande Valeria! Il tuo libro mi ha fatto tornare la voglia di leggere dopo mesi di inattività, sono contenta che ti sia goduta l’estate 🙂
gynepraio
Settembre 18, 2018 at 11:42 am
Sono contenta, tra l’altro ho letto “Paura di volare” che secondo me ti piacerebbe un sacco!
Maria cesco
Settembre 14, 2018 at 2:11 pm
Ciao sempre bello leggere le tue storie. Anche mio padre fumava sempre sempre anche in auto diciamo che è morto per quello. Anch’io quando sento odore di fumo mi giro vedere se è lui (magari) ho scritto anche una poesia su questo argomento e su di lui. Dopo questa estate orribile per me (5 funerali e problemi famigliari) aspetto l’autunno il mio compleanno la gita con le mie amiche già prenotato è di cominciare il tuo libro.
Grazie pia
gynepraio
Settembre 18, 2018 at 11:39 am
Spero ti piacerà e che servirà a tirarti un po’ su!