
Pavimento pelvico, gravidanza e ripresa dell’intimità: tutto quello che (fino a ieri) non sapevo
Post realizzato in collaborazione con Pureeros.
Capita che ci siano pensieri -sottili, insistenti- che sbattono contro la mia scatola cranica, tipo mosche contro un vetro, e tendenzialmente continuo a ignorarli perché ce ne sono altri più insistenti. Ad esempio, fare la valutazione del pavimento pelvico è un’idea che mi è balenata in mente circa 20 volte negli ultimi 4 o 5 anni ma ho sistematicamente posticipato in nome di urgenze più prepotenti: paga il bollo, fa’ la detartrasi, apri la partita IVA, spannolina il bambino.

Un esempio di quello che c’è nel mio cervello normalmente (Ilaria Faccioli)
È solo grazie a una collaborazione con Pureeros preannunciata nell’ultima newsletter, che ho potuto finalmente sottopormi a una valutazione del pavimento pelvico e intervistare l’ostetrica Rita Anna di Molfetta, una delle maggiori specialiste d’Italia sul tema. Qualcosa, per fortuna, già lo sapevo: quando il pensiero si presentava -vedi la sopracitata metafora della mosca- reperivo informazioni, salvavo link, seguivo profili Instagram.
Un importante approfondimento me l’ha offerto Pureeros Live, il podcast gratuito condotto e prodotto da Virginia Cerrone, co-fondatrice di Pureeros, disponibile su Spotify: in particolare ci sono due puntate, intitolate rispettivamente “Pavimento pelvico” e “Donne e dolore“, entrambe illuminanti e che vi consiglio se, come me, possedete pezzi di informazioni su questi temi e vi piacerebbe unire i puntini. Forse non sono molte le donne totalmente digiune dell’argomento, ma credo che pochissime abbiano una visione d’insieme, una percezione reale di come il pavimento pelvico si intersechi con tutte le altre funzioni corporee. Quindi, non vi dico dove si trova, a cosa serve e perché è importante perché sono informazioni ampiamente esposte e approfondite nel Podcast. Nel mio incontro con l’ostetrica Rita Anna Di Molfetta ho invece portato la conversazione sul benessere del pavimento pelvico durante la gravidanza e nel post-parto, probabilmente tra le fasi di sua maggior vulnerabilità, cercando di ottenere anche qualche consiglio utile per prendersene cura.

Il pavimento pelvico si trova lì
Ciao Anna, mi dici due parole sul tuo percorso professionale?
Ho iniziato lavorando come infermiera in terapia intensiva neonatale, quindi ho lavorato come ostetrica presso punti nascita ospedalieri e successivamente presso i consultori famigliari: si è trattato di uno scatto importante per me. Sebbene si tenda ad associare l’ostetrica al parto, il suo ruolo è prendersi cura della donna lungo tutta l’età fertile e anche oltre: il consultorio famigliare mi ha consentito di fare tutto questo. Dopo aver fatto la mamma full-time per qualche anno, mi sono dedicata alla libera professione e ho seguito numerosi corsi di approfondimento per visitare, valutare, trattare e riabilitare il pavimento pelvico. Attualmente mi occupo soltanto di questo: è una nicchia interessante e in continua evoluzione, sul quale potrei potenzialmente continuare a imparare, nonostante ci sia da parte della Sanità Pubblica italiana un’attenzione ancora scarsa sul tema.
Ci sono invece Paesi che rappresentano un’eccellenza, in questo senso?
In Francia (Paese che tradizionalmente dedica grande attenzione alla salute riproduttiva femminile, NDR) ad esempio, sono previste 10 sedute gratuite di riabilitazione pelvica per le partorienti, eventualmente anche con l’ausilio di strumentazione. Altri Paesi che mi vengono in mente sono Brasile e Australia: penso sia perché sono Paesi dove non esiste un forte tabù dell’organo genitale e della pelvi.

Donne francesi emancipate e dotate di pavimento pelvico elasticissimo (Claudia Alexandrino)
Chi sono le tue pazienti tipo?
Seguo solo donne da tutta Italia e anche dall’estero: specifico “solo donne”, perché ci sono colleghe che seguono indifferentemente perinei sia maschili sia femminili.
Molte delle mie pazienti sono giovani, anche poco più che adolescenti, che hanno sottoposto il pavimento pelvico a sforzi esagerati: sport intensi, work-out iniziati precocemente e non accompagnati da opportune indicazioni su come respirare e rilassare le pelvi. Spesso presentano un ipertono, cioè una contrattura che deve essere sciolta analogamente a quelle che si riportano su altre fasce muscolari.

Ehi tu, pallavolista adolescente, ci hai pensato al tuo pavimento pelvico (Elisa Puglielli)
oltre a quelli più noti, legati alla minzione e al piacere sessuale, quali sono i disagi comunemente riconducibili a un malfunzionamento del pavimento pelvico?
I dolori mestruali intensi, spesso attribuiti a fattori genetici, ma che potrebbero essere notevolmente ridimensionati; alcuni mal di schiena, dovuti a contratture e quindi a posture “compensative”. Molti tipi di vaginiti, vaginosi, cistiti e stipsi ricorrenti. In questi ultimi due casi, oltre a lavorare sul tono del pavimento pelvico, il mio obiettivo è anche quello di ripristinare o normalizzare il microbioma vaginale e intestinale.
La risoluzione delle patologie o disagi di cui ti ho parlato può richiedere l’intervento di altri specialisti (tipicamente: nutrizionisti, psicoterapeuti, sessuologi, osteopati, fisioterapisti, medici specialisti) che possono ricorrere a me o che al contrario, io stessa segnalo ai pazienti. In alcuni casi è possibile operare in tandem, scambiandosi informazioni e opinioni, cercando di affrontare il problema in un’ottica più olistica.
Immaginando che una donna non abbia mai effettuato una valutazione del pavimento pelvico, perché dovrebbe farlo proprio in gravidanza?
Perché il parto è uno dei momenti in cui percepire e padroneggiare i muscoli che compongono il pavimento pelvico è più importante: per limitare il dolore, per agevolare l’espulsione del feto ed evitare lacerazioni ed episiotomie. Per arrivarci preparate, cioè un con un buon livello di elasticità, l’ideale è sottoporsi a una valutazione iniziale per:
- rilevare disfunzioni pre-esistenti e risolverle
- studiare un percorso individuale finalizzato a percepire e in un certo senso “educare” il pavimento perlvico, che può includere esercizi e massaggi, ovviamente tutti compatibili con lo stato gravidico in cui si trova la donna (ad esempio, ho avuto occasione di vedere Epi-No, un dispositivo medico destinato proprio alle gestanti, NDR)
Nel post parto, la valutazione deve essere tanto più precoce quanto più è stato traumatico il parto: anche a soli 3 giorni di distanza, praticamente in concomitanza con le dimissioni. I ginecologi, durante la visita di fine puerperio (quindi 40 giorni dopo il parto!) riservano poco tempo al pavimento pelvico, che raramente è il loro campo di specializzazione.
L’AUMENTO PONDERALE IN GRAVIDANZA HA QUALCHE IMPATTO SU PAVIMENTO PELVICO?
Il pavimento pelvico deve sostenere l’utero e il feto, il cui peso non è correlato all’aumento di peso della gestante. Ci sono altri fattori di rischio per il pavimento pelvico, ben più importanti: come la gestante si muove, porta i pesi, va in bagno. L’aumento di peso può però avere delle ripercussioni sulla postura, specialmente nel post-parto, e rimane quindi un tema cui prestare una certa attenzione.

Ad esempio, la borsa sarebbe da abbandonare in favore dello zaino (Claudia Alexandrino)
pavimento pelvico e baby wearing: quali sono le controindicazioni?
Una volta le partorienti stavano sdraiate 40 giorni servite e coccolate da parenti e/o domestiche: oggi, dopo 5 giorni, deambulano speditamente, guidano, portano pesi. Il pavimento pelvico di una puerpera avrebbe bisogno, in generale, di pochissime sollecitazioni.
Quando sia opportuno introdurre una fascia -che è comunque una soluzione preferibile rispetto a tenere a lungo in braccio un neonato, che è una postura estremamente asimmetrica- dipende dai bisogni della donna ma anche dalla situazione dalla quale partiamo: un pavimento pelvico elastico e in buone condizioni avrà dei tempi di ripresa più rapidi rispetto a uno traumatizzato o ipotonico. In generale, consiglio di praticare il baby wearing in modo progressivo, con una postura corretta e non in combinazione con altri pesi e sforzi (es. camminate rapide, salite o borse della spesa).
la ripresa dell’attività sportiva nel post parto: qual è l’impatto sul pavimento pelvico?
La teoria dice che andrebbero evitati gli sforzi e i traumi sul pavimento pelvico, sia in gravidanza che nel post-parto: dopodiché, io considero la donna un tutt’uno e non un pavimento pelvico che cammina. Per questo evito di porre veti sullo stile di vita e quindi anche sullo sport, specialmente se ho a che fare con atlete o sportive professioniste. In questo caso, si individua un tipo di workout sostenibile e ci si concentra sull’ascolto del pavimento pelvico, per educarsi a riconoscere i segnali che dà, fermarsi al punto giusto e risolvere tensioni o contratture.
In ogni caso, molto dipende dallo stato di benessere del proprio pavimento pelvico in partenza: per alcune donne, anche una lunga passeggiata (cioè il tipo di attività fisica più spesso consigliata alle gestanti e alle puerpere) può essere troppo. In generale sconsiglio il fai-da-te nel dopoparto, specialmente se si è seguiti da un trainer che non pone attenzione al tema.

Praticare Hula Hoop nel post parto? Chiedi all’ostetrica (Chiara Zarmati)
In cosa consiste la riabilitazione del pavimento pelvico?
Riabilitare il pavimento pelvico significa portarlo condizioni di tonicità ed elasticità ottimali. Lo si può fare anche con delle terapie strumentali (elettrostimolazione, biofeedbeck, Tens, radiofrequenza, elettroporazione, stimolazione del nervo tibiale sono alcune di quelle che io pratico e su cui trovate molti approfondimenti nelle Storie in evidenza sul mio profilo Instagram) ma esiste un lavoro iniziale imprescindibile che è di natura fisica: percezione, visualizzazione e respirazione. Nel definire il percorso di riabilitazione, molto incide la situazione di partenza, quanto dolore prova la donna, la sua capacità di “sentire” i singoli muscoli che compongono il pavimento pelvico, ma in nessun caso si può fare a meno di questi esercizi attivi e volontari che mettono la paziente nelle condizioni di “trattarlo bene” una volta finita la terapia
Non esiste un vero e proprio protocollo, ma solo approcci individuali. Per questo motivo mi è molto difficile organizzare dei percorsi collettivi: sarebbe necessario che tutte le partecipanti partissero dallo stesso livello di consapevolezza e avessero bisogno dello stesso tipo di intervento, ma questo accade molto di rado e ha quindi più senso prevedere dei percorsi individuali. Analogamente, scoraggio l’utilizzo di device come le Kegel Balls se non precedute da una valutazione del pavimento pelvico: spesso vengono indossate più a lungo del necessario, generando ipertono e peggiorando le condizioni di muscoli già contratti o doloranti. Per questo motivo, anche Pureeros invita tutte le utenti a consultare un professionista esperto prima di iniziare qualsiasi allenamento.
come funziona la valutazione del pavimento pelvico: uno a caso, cioè il mio
Preliminari alla visita con guanti e mascherina, ci sono state molte domande relative allo stile di vita e alle vicende degli ultimi anni: oltre ai dati anagrafici, vengono indagate le abitudini sul consumo di alcol, caffè, tabacco, quelle urinarie, intestinali e sessuali. Viene ripercorsa la storia medica personale, con attenzione a traumi, fratture, incidenti, interventi chirurgici e, ovviamente, agli avvenimenti importanti relativi alla sfera riproduttiva. Ognuno di questi aspetti può impattare la funzionalità del pavimento pelvico e può in parte spiegarne le anomalie: va quindi reso noto ex ante.

Fumo e alcool sono aspetti presi in considerazione (Francesca Protopapa)
La visita vera e propria prevede la valutazione dei genitali esterni e, successivamente, dei muscoli che fanno parte del pavimento pelvico. Per ognuno viene valutata la tonicità e individuate eventuali contratture: a me ne è stata rilevata una sul muscolo otturatore destro, forse figlio di una postura scorretta a sua volta derivante da una vecchia frattura.
Le misure che mi hanno dato coscienza di come non conosco e non controllo affatto il pavimento pelvico sono:
- l’isolabilità: ovvero la capacità di richiamarne in modo selettivo i muscoli senza coinvolgerne altri tipo gli addominali, o i glutei, o gli adduttori. Io li chiamavo un po’ tutti a raccolta, per non fare torto a nessuno.
- la coordinazione respiratoria: il mio diaframma funziona solo in parte e non in sincrono con il pavimento pelvico (io, lo confesso, detesto respirare col diaframma perché mi fa sentire gonfia)
Infine, anche la zona anale viene sottoposta a un check, in particolare per individuare prolassi derivanti da sforzi espulsivi.
Le raccomandazioni per me sono state:
- utilizzo regolare del rialzo (quello che faccio usare a mio figlio ma io mi dimentico di utilizzare) per fare cacca E ANCHE pipì
- utilizzo di detergenti a PH acido e, possibilmente, evitare di farmi 4 bidet al giorno
- riabilitazione specifica del muscoli contratti
- percorso di biofeedback (che proverei con grande curiosità perché anche la mia psicologa lo pratica e ne parla sempre con entusiasmo)
- molto stretching diaframmatico
- niente esercizi di iperpressione addominale, punto sul quale mi sento di rassicurare tutti quanti perché non mi passa manco per la testa di fare crunchies
Tutta la faccenda richiede circa 2 ore, che nel mio caso sono diventate 3 e mezzo perché sono ciarliera e in Rita Anna di Molfetta ho trovato un terreno, diciamo, fertile.
SO CHE ADESSO VORRESTE FARLO ANCHE VOI
Lo studio di Rita Anna di Molfetta si chiama “Studio Riabilitazione Pelvica” e trova a Torino in corso Marconi 35, a pochi passi dalla fermata della metropolitana che si chiama -sorpresa!- Marconi anche lei. Accoglie pazienti da tutta Italia e sì, lavora tantissimo, ma proprio tantissimo il che, quasi sempre, significa che è brava. La trovate anche su Instagram e la potete contattare come volete ma, secondo me, usare il form che c’è sul suo sito è più saggio.
RITROVARE intimitÀ E PIACERE DOPO IL PARTO: LA SELEZIONE FIRMATA PUREEROS
Sui prodotti inclusi in questa selezione sono attive due promozioni valide fino al 13-07-2020:
– codice gynepraiopp: sconto 10€ su spesa min 50€
– codice gynepraio20: sconto 20€ su spesa min 70€
Vi invito a scoprire nel dettaglio tutti i prodotti di questa selezione, che include:
- slip Cocoro per piccole perdite urinarie in due modelli: uno strumento per sentirsi meno insicure, nell’attesa di recuperare appieno la funzione di controllo della pipì (molte delle caratteristiche di questo prodotto sono descritte in questo vecchio articolo)
- lubrificanti e prodotti per l’igiene intima, utili sia per ovviare alla secchezza vaginale e agevolare la penetrazione, sia per non intaccare il PH delle mucose vaginali
- Alcuni discreti e giocosi toys da stimolazione esterna, utili per riavvicinarsi al piacere lasciando però in pace il canale vaginale
- Un set di dilatatori vaginali, per rieducare progressivamente alla penetrazione chi soffre di vaginismo
- Alcuni strumenti per la riabilitazione del pavimento pelvico: una selezione di coni vaginali e Kegel Balls
- Ohnut, un dispositivo costituito da anelli in silicone per controllare la profondità della penetrazione: esso agisce come un cuscinetto e consente quindi di avere rapporti sessuali completi anche in caso di dispareunia. Lo spiega meglio Rita Anna di Molfetta in queste Stories. È un prodotto di grande successo nato -come molte le cose più belle negli ultimi anni- da un fortunato crowdfunding (qui il video di lancio)
Vai alla selezione “Pavimento Pelvico” su Pureeros
Le immagini contenute in questo post sono tutte realizzate da giovani illustratrici e sono una gentile concessione di Illustation dove potete acquistarle in vari formati.
The Art Of Bed Chamber
Marzo 25, 2022 at 3:46 pm
This space is for you. It’s for you to learn and experience, to grow and to flourish.
It’s a place of expansion where we can leave behind all expectations and preconceptions. Where we can journey into a new dimension.
I want to share with you my experience and knowledge about the human sexual experience.
This knowledge is the best kept secret that humanity has. It has remained a secret because to comprehend it, you must experience it.
To experience it, you must open your mind to a new dimension of reality.