
“La nostra furiosa amicizia” di R.Thorpe
“La nostra furiosa amicizia” è un romanzo sorprendente, scritto da Rufi Thorpe, edito da Bollati Boringhieri e riccamente tradotto da Claudia Durastanti.
Gira attorno all’amicizia radicale e improbabile tra due adolescenti californiani, Bunny e Michael, ciascuno con la sua valigia piena di diversità: timidezza e omosessualità, ingenuità e stazza fisica, precedenti penali e genitori disfunzionali. Questo rapporto, che seppur bizzarro costituisce una delle poche certezze dei due, subisce uno scossone quando Bunny si infila in un brutto guaio per via della propria -affettuosa- impulsività.
La protagonista Bunny è definita dalla sua fisicità atipica: a 16 anni è alta 1,92 cm e pesa 80 kg. Questo ritmo di crescita, oltre che preoccupante a livello ortopedico, non è solidale al suo sviluppo interiore e nemmeno a quello cerebrale: è inopportuna, impulsiva e sprovveduta com’è giusto essere a 16 anni, ma con un corpo che grida “io sono grande e grossa, e pertanto non posso suscitare tenerezza”. Anche Michael, l’altro protagonista, ha un aspetto particolare, ma lui sceglie la strada dell’invisibilità: farsi piccolo, poco rumoroso, disturbare meno possibile, anche per nascondere i propri gusti sessuali e la sua intelligenza fuori dal comune.
“La nostra furiosa amicizia” è un romanzo sull’adolescenza, sull’amicizia e sullo spazio fisico che decidiamo di occupare o riusciamo a conquistare nel mondo. Ed è bellissimo, anche se forse l’ho già detto.
Questa è la mia citazione preferita, che ho conservato nel mio telefono, e che rileggo di tanto in tanto.
Chi ero io per fare proclami sulla vita adulta, i compromessi che vale la pena fare, le gioie della genitorialità rispetto alle gioie dell’amore erotico? Non ero abbastanza sicuro da dirgli quello che io stesso sapevo a malapena, e cioè che essere fedele a te stesso anche se fa sì che tutti ti odieranno, anche se fa venire voglia agli altri ucciderti, è la forma più radicale di libertà, e quando entri in contatto con qualcosa di elettrico e terrificante come la verità disadorna di te stesso, questa brucia tante altre piccole forme di schiavitù di cui di non eri nemmeno a conoscenza, così ti ritrovi illuminato e senza ostacoli. E c’è qualcosa di sacro in questo tipo di testardaggine.”
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