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Sforzarsi di vivere eco-friendly e plastic-free

Quello di vivere eco-friendly e plastic-free pare essere diventato un obiettivo e un tema di grande attualità. A me, che se ne parli, fa solo piacere. Anche se un po’ a sproposito, anche se troppo, anche se se ne fanno portavoce persone non-così-autorevoli, anche se pare essere diventata una moda e sarei istintivamente portata a guardarla con sospetto.

Su questo punto, durante un social-breakfast tenutosi qualche mese fa, ho concordato con Monica di @avegetarianinitaly (nonché founder di @lestradeditorino) su un punto molto importante: al pianeta servono milioni di ecologisti virtuosi al 50%, e non poche migliaia di persone ligie al 100%. Quindi, ben venga se individui in vista e dotati di qualche influencing power -seppur privi di un master in ecologia e di un dottorato in sostenibilità ambientale- sono disposti a esporsi e dare il buon esempio.

Sono lontanissima dall’essere o sentirmi un esempio, ma ho trovato un approccio mio che penso possa essere facilmente replicabile da tutti. In pratica, ho diviso le buone pratiche in:

  • imprescindibili. Gesti che devo fare, senza se e senza ma, e che tutti debbono fare a casa propria
  • fattibili per me. Pratiche che si sono rivelate funzionali e sostenibili per il mio stile di vita, o che addirittura mi piacciono e che penso si possano replicare facilmente
  • in fase di test. Azioni che sto provando, sulle quali sospendo il giudizio. Alcune di esse finiscono nel gruppo successivo, cioè delle
  • abbandonate. Prassi che si sono rivelate non sostenibili o eccessivamente stressanti.

Sto raccogliendo ispirazione da molte fonti, sto osservando cosa funziona per me e per la mia famiglia e sto anche trovando, quando possibile, dei modi per compensare le mia lacune o per migliorare su un’area a fronte di un’altra su cui sono carente. Le trovate riassunte qui sotto insieme ad alcune soluzioni alternative o compensatorie che mi sono venute in mente strada facendo.

Ho parlato volutamente di “gesti” perché mi sono ispirata all’hashtag che sto usando e che vi invito a usare se posterete foto legate alle vostre scelte eco-friendly e plastic-free: #ecologesti creato da @il_giardino_di_chiara e rilanciato da Marta negli ultimi mesi.

NOTA: Il post contiene alcuni link Amazon sponsorizzati: se acquisterete qualcosa io mi arricchirò e potrò guadagnare una cifra enorme, spropositata, con la quale mi toglierò sfizi incredibili tipo una manciata di Rotelle di liquirizia sfuse e prive di imballo in plastica.

vivere eco-friendly e plastic-free: gesti imprescindibili

acquistare solo prodotti di stagione e possibilmente nazionali. Utilizzando Cortilia, so esattamente da dove arrivano i prodotti e soprattutto non ho la possibilità di comprare frutta e verdura fuori stagione o extra italiana visto che Cortilia non la offre (ad eccezione delle banane, ma quelle almeno sono Fairtrade). La consegna ha un impatto di Co2, ma in fin dei conti ce l’hanno anche i peperoni olandesi che vendono al mercato sotto casa spacciandomeli come “specialità di Carmagnola”, true story.

Se volete testare il servizio Cortilia, anche occasionalmente e senza stipulare abbonamenti, con il codice GYNEPRAIO avrete uno sconto del 10% su una spesa minima 39 euro.

eco-friendly e plastic-free

differenziare plastica, vetro e carta. Non capisco come sia possibile non farlo, per me è un’abitudine così consolidata che mi sembra impossibile farne a meno. Va detto che produciamo pochissima carta e vetro, mentre sulla plastica possiamo migliorare.

caraffa filtrante. La maggior parte degli imballi in plastica sono le bottiglie di acqua e bibite: me ne sono resa conto nelle ultime 3 settimane in Calabria, dove purtroppo non disponevamo di acqua potabile e abbiamo comprato acqua minerale. In 7 giorni a Torino spesso non totalizzo nemmeno un sacchetto di plastica, al mare ne facevamo almeno 2. Nel mio quartiere l’acqua è dura e per molti anni ho usato la Brita per filtrarla e ricavarne acqua da bere, per la macchina del caffè e per il ferro da stiro.

consigli per acquisti: lo started kit Brita Maxtra, qui

Filtro on tap. In tempi più recenti ho installato un filtro che vive attaccato al rubinetto della cucina, sviluppato da Negozio Leggero. La scocca esterno è in plastica ed è virtualmente eterna, si monta una sola volta: all’interno c’è una cartuccia ricaricabile che contiene un filtro vegetale costituito da carbone attivo ricavato da gusci di noci di cocco. Queste particelle di carbone attivo lasciano passare l’acqua e i sali minerali naturalmente presenti in essa, tipo il calcio o il magnesio, ma trattengono contaminanti: cloro e relativi sottoprodotti, che sono di fatto i responsabili del cattivo odore o cattivo gusto dell’acqua, ma anche metalli pesanti, pesticidi e microplastiche. Si installa in due minuti: si tolgono la bocca e l’aeratore e si avvita il filtro che è compatibile con tutti i rubinetti tondi con filettatura e diametro da 16 a 24mm. Appena installato, i carboni devono attivarsi quindi la prima acqua che esce è leggermente scura, poi torna trasparente e da quel momento in poi il filtro è pronto all’uso.
Tra l’altro, per via della pressione dell’acqua che arriva direttamente dall’acquedotto, la velocità di filtraggio è rapida: 4 litri al minuto, in pratica 4 bottiglie in vetro di queste. Insomma, in un paio di minuti riempi bottiglie e borracce per tutto il giorno.
Grazie a una levetta, è possibile scegliere quando filtrare o no: chiaramente non userò acqua filtrata per lavare i piatti visto che il mio interesse è massimizzare la durata del filtro.
Ogni cartuccia dura 3 mesi (o 1500 litri) e come promemoria ho usato l’indicatore analogico che c’è sulla sommità della scocca. La cartuccia semplicemente si svita ruotandola di 90° e si può rendere in uno dei punti vendita Negozio Leggero. In assenza di un punto vendita vicino, si possono rendere allo shop utilizzando il loro sistema di reso oppure smontare la cartuccia e gettare il carbone nel bidone dell’umido. Il guscio in plastica andrebbe portato in un ecocentro o, purtroppo, gettata nell’indifferenziato in quanto è rigido e non può essere conferito insieme alle altre plastiche.
Il carbone dei filtri viene donato e devoluto a un progetto di bioedilizia cui sta partecipando Negozio Leggero
Vorrei andare al sodo, cioè parlare di sostenibilità e risparmio se riesco cercando di lasciare da parte il giudizio e limitandomi ai fatti: le bottiglie di acqua minerale sono un imballo pesante, in termini di produzione, di trasporto, (anche per chi le acquista e le porta su per le scale) ma anche di smaltimento. I benefici, per quanto mi riguarda, sono anche visibili: significa svuotare il bidone della plastica domestica meno spesso e significa anche ridurre i costi. Al netto dell’investimento iniziale, il costo mensile medio è inferiore a 6 euro al mese.
Dal lato consumatore, il gusto dell’acqua -laddove fosse un problema- ne esce decisamente migliorato.

consigli per acquisti: lo starter kit Negozio Leggero

eco-friendly e plastic-free

fare in casa lo yogurt in vetro. Le mie amiche nel 2006 mi hanno regalato una yogurtiera Girmi che ancora uso ogni settimana: preparo 7 vasetti a partire da 750 ml di latte e uno yogurt della produzione precedente (o anche uno yogurt di supermercato eh, non sono mica una martire). Lo yogurt bianco non è fancy, ma il mio è molto buono: se voglio dolcificarlo ci metto lo zucchero, per un gusto particolare ci aggiungo marmellata, frutta fresca, muesli. Per noi va bene così.

soluzione compensatoria: comprare al supermercato lo yogurt in vetro.

consigli per acquisti: Yogurtiera Girmi, qui

vita eco-friendly e plastic-free

fare in casa le bibite in vetro. A me piace l’Estathe, ma la mia scelta è semplicemente quella di berne meno possibile (anche perché è super calorico) e di non tenerne in casa: se smanio, esco e me ne compro una bottiglietta, la bevo e poi basta. Idem con le altre bibite gassate. Perla vita di tutti i giorni, preparo in casa infusi e bevande fredde che metto nelle bottigliette in vetro di Tiger, che a loro volta cambio ogni 2 o 3 anni, o in brocche di vetro carine.

soluzione compensatoria: comprare al supermercato le bibite in vetro. Io adoro l’estetica dei prodotti Galvanina, anche se non li bevo perché sono gasati, ma chi li consuma li trova deliziosi.

vivere eco-friendly e plastic-free

usare la borraccia. Negli ultimi anni lavoravo in aziende dotate, in un caso, di erogatore d’acqua purificata e, nell’altro caso, di boccione d’acqua con vuoto a rendere, che mi sembrano delle buone soluzioni a costo ragionevole (parlo in ottica aziendale). Quindi per me riempire la borraccia è un gesto naturale: quest’anno mi sono procurata una bottiglia termica e l’abbiamo usata al mare con grande soddisfazione. Mio figlio ha anche imparato a bere a canna senza sbrodolarsi, hell yeah.

consigli per acquisti: Borraccia termica simil 24Bottle qui

vivere eco-friendly e plastic-free

sostituire le borse usa-e-getta con borse durevoli. Anche questa mi sembra una pratica facilissima e replicabilissima: quando vado a fare la spesa porto 4 borse durevoli (in cotone, ma anche in plastica: durano anni) e uso quelle. Ne ho sempre un certo numero del baule dell’auto, per quando vado al supermercato. Non è solo una scelta green; io sono tirchia, e 5 centesimi per una borsa di Mater B che puzza e nel 99% dei casi si rompe mi paiono un crimine.

usare cotton fioc biodegradabili. La private label di Coop li propone da anni, io li ho comprati su Amazon. L’incidenza di costo, rispetto a quelli in plastica, è ridicola. Iniziate a usarli, tanto tra un po’ saranno tutti così per legge.

consigli per acquisti: cotton fioc derivati da bamboo, qui

vivere eco-friendly e plastic-free: gesti fattibilissimi per me

usare detersivi alla spina. Questa azione per me è fattibile perché abito sopra il Negozio Leggero, che offre diverse fasce di prezzo e diversi livelli di “ecologicità” della formula. Io devo solo scendere le scale, anche last minute, anche quando sono davanti alla lavatrice e mi rendo conto che non ho l’ammorbidente, anche se sono in pigiama e ciabatte, porgere il mio flacone vuoto e riempirlo. Capisco di essere fortunata in tal senso, e che forse, se il negozio distasse anche solo 300 metri, non lo farei. Per questo capisco che non è una soluzione alla portata di tutti.

soluzione compensatoria: comprare al supermercato solo detersivi ecologici, bandendo quelli convenzionali.

acquistare (anche) cibo sfuso. Anche questa è una scelta agevolata dalla distanza con il Negozio Leggero, per cui non mi sento di dire che sia applicabile ovunque e a chiunque: richiede organizzazione e non è un modo di acquistare last minute (toh, guarda, ho finito l’uvetta per i muffin, scendo un attimo a prenderne giusto 30 grammi!). Tuttavia, se ne possono trarre un importante spunto etico: scegliere, indipendentemente dal canale di acquisto e a parità di qualità, il tipo di confezione meno ingombrante e che prevede minori sprechi di packaging ma anche di prodotto. Ad esempio, un sacchetto di riso in plastica da 500 g anziché una confezione sottovuoto da 1 kg con sacchetto plastica + astuccio in cartone. Abituarsi a pensare in ottica zero waste significa anche prendere il cono gelato anziché la coppetta, un ragionamento al quale non avevo mai pensato prima di leggere questo post di Liberi dalla Plastica, un account Instagram che vi consiglio di cuore di seguire.

vivere eco-friendly e plastic-free

adottare la coppetta mestruale. Questo è un punto dolente e mi permetto di parlarne perché a)ho un utero e b)conosco la questione, a differenza del parlamentare Francesco d’Uva. Gli assorbenti esterni, per me, sono una enorme spina nel fianco: personalmente li trovo ingombranti, maleodoranti, invalidanti (al mare, in piscina), antiestetici e scomodi sotto la maggioranza degli abiti e della biancheria che porto. Appena ho avuto con il mio corpo sufficiente confidenza, ho iniziato a usare gli assorbenti interni; dopo i trent’anni e su indicazione di amiche di cui mi fido, sono passata alla coppetta mestruale che, fortunatamente, è compatibile con il mio stile di vita e i miei orari, mi fa sentire a mio agio e mi permette di risparmiare soldi e plastica. Sul tema della libertà di scelta, degli assorbenti, della tampon tax e della pink tax vi invito ad ascoltare questo podcast illuminante.

soluzione compensatoria: abbandonare gli assorbenti esterni in favore di quelli interni, possibilmente senza applicatore. In tutti i casi, utilizzare assorbenti ecologici (io ho usato per anni il brand inglese Natracare e li trovo prodotti fantastici).

consigli per acquisti: coppetta mestruale made in Italy qui

usare fazzoletti di stoffa. Il mio impatto ambientale è quasi nullo, perché soffro raramente di raffreddore e soprattutto odio i fazzoletti di carta. Li odio a tal punto che nel mio romanzo “Se tu lo vuoi” ho dedicato due pagine a spiegare perché siano un orpello detestabile. Quindi, se proprio mi cola il naso, io uso i fazzoletti di stoffa di mia nonna, 100% cotone con iniziali (purtroppo non mie) ricamate. Tutti penseranno che mi chiamo Anna, o Adalgisa, o Antonia, ma meglio così.

acquistare e regalare giochi in legno. C’è poco sforzo in questo gesto, perché a me piacciono i giocattoli in legno: quindi, evito di comprare a mio figlio i giochi in plastica o dotati di pile che, tra l’altro, sono spesso composi da materiali promiscui e pertanto difficili da riciclare. Quando ce li regalano, ovviamente li accetto e li uso -in realtà presso Elia riscuotono un grande successo…- ma almeno non sono io a procurarli. Ovviamente i giochi di legno di riciclano, quelli di plastica hanno vita più breve.

usare abiti second hand. Sto cercando di acquistare sempre meno nei negozi di fast-fashion e di spendere diversamente il mio denaro, ma anche in questo caso compio poco sforzo perché mi piace vestire vintage e apprezzo mercatini e negozi second-hand. Analogamente, spesso vendo o regalo i vestiti dismessi per garantire loro vita più lunga e cerco di rivalutare o aggiustare i capi che non mi soddisfano più con l’aiuto di una sarta. Ne avevo parlato diffusamente in questo post sul second hand.

usare le capsile in acciaio riutilizzabili. Quando sono sola, sostituisco il caffè in capsule usa e getta con una capsula in acciaio che riempio con caffè macinato; al termine dell’operazione, getto il caffè nell’umido e sciacquo la capsula. Il caffè è buono in termini di gusto e odore, anche se meno cremoso: in sostanza ricorda un buon caffè fatto con la moka. Credo sia un’ottima soluzione quando si è soli oppure quando si condivide la macchina da caffè con i colleghi, mentre se ci sono ospiti diventa difficile prendere il caffè tutti insieme e si perde quindi la componente “conviviale” del gesto. In sostanza, io alterno i metodi in base alla situazione.

consigli per acquisti: capsula Nespresso riutilizzabile qui

passare ai tovaglioli di stoffa. Io amo apparecchiare la tavola intonando i tovaglioli al piatto, al suo contenuto, alla stagione, alla tovaglia, ai fiori, alle mutande: quindi, periodicamente, andavo da Tiger o Ikea e compravo decine di tovaglioli in carta di ogni foggia e colore (basta guardare il mio feed Instagram per rendersene conto). Il compromesso che ho trovato è: se ci sono ospiti o c’è un’occasione speciale, sfodero tovaglioli fancy in carta (cioè esattamente l’opposto di quello che farebbe Csaba dalla Zorza!). Per tutti gli altri giorni, uso dei tovaglioli in cotone rossi che cambio ogni venerdì. Dal punto di vista funzionale sono perfetti, verso fine settimana sono un po’ impataccati ma basta girarli e non pensarci; per carità, quelli colorati e intonati al mio umore mi piacevano di più.

consigli per acquisti: tovaglioli tinta unita in cotone qui

vivere eco-friendly e plastic-free: gesti che sto provando

struccarsi senza nulla. Il mio prodotto struccante preferito sono le salviette da neonato, ma in nome dell’ambiente sono passata al panno in microfibra (recensione qui) e al guanto in cotone (suggerito da Negozio Leggero) ma, lo confesso dopo mesi di tentativi, non mi piacciono. A grande sorpresa, ho scoperto che se non uso make-up waterproof va benissimo mettere un po’ di latte o gel struccante di buona qualità sulle dita, detergere bene occhi e volto, quindi sciacquare. Questa opzione non funziona con l’acqua micellare perché serve un prodotto vischioso. Continuo a pensare che le salviette siano meglio, ma per ora posso resistere.

detergenti alla spina. A me piacciono i cosmetici e amo anche variarli, quindi sto testando per ora solo un detergente per mani, intimo e doccia, una sorta di prodotto ecologico tuttofare a base di sapone di Marsiglia sempre del Negozio Leggero. Per altri tipi di prodotti dovrò metabolizzare la decisione più lentamente.

soluzione compensatoria: per chi come me preferisce il sapone liquido a quello solido, un buon passo avanti è ricaricare dei portasapone in vetro durevoli con le eco-ricariche da 1 litro che si trovano praticamente ovunque. Il prodotto sarà convenzionale ma almeno si riducono gli sprechi, e soprattutto non si deturpa il bagno con le confezioni in plastica di sapone liquido che -Aesop e Meraki a parte- trovo francamente orribili.

usare spazzolini da denti in bamboo. In casa uso lo spazzolino elettrico perché ho seri problemi di parodontite e solo lui è in grado di garantirmi il livello di igiene di cui ho bisogno; sto usando questi spazzolini in bamboo fuori casa ma non amo particolarmente il contatto del legno con la lingua e le mucose della bocca. Una volta finita la confezione -che mi durerà molto, visto che è da 3 pezzi e li uso sporadicamente-, potrei passare a quelli in plastica con testine sostituibili.

usare la spugna piatti in bamboo. L’ho presa su Amazon e fa il suo lavoro, anche se la spugna classica da piatti verde e gialla indubbiamente gratta meglio. Tuttavia da questo acquisto scaturisce una riflessione più ampia: i prodotti che dobbiamo guardare con maggiore sospetto sono quelli che non sappiamo come differenziare perché sono multimateriale. Ad esempio, una spugna per piatti dove va? Penso sia un mix di fibre tessili e plastica, ma che non essendo “separabili” dovrà per forza finire nell’indifferenziata. Con l’occasione però ho scoperto una notizia meravigliosa: i miei amati Panni Magici Wettex sono interamente composti da fibre vegetali e quindi sono innocenti! Continuerò a usarli finché morte non ci separi.

soluzione compensatoria: utilizzare la Loofah che è abbastanza abrasiva oppure una spazzola in legno con setole sostituibili (questa della foto è di Negozio Leggero).

vivere eco-friendly e plastic-free

consigli per acquisti: panno magico Wettex qui che per me è lo strumento di pulizia irrinunciabile

usare la bicicletta. Da quest’anno vorrei spostare la macchina meno possibile, per risparmiare benzina e soprattutto stressarmi di meno con il parcheggio. Ho rispolverato la mia bici, ho acquistato un nuovo cestino e sto cercando di usarla tutte le volte che posso, cioè quelle in cui sono senza Elia e non devo fare più di 5 km. Mi sono scoperta arrugginita, poco temeraria, goffa e lentissima: ho paura delle auto, delle rotaie del tram, dei bus, dei clacson, degli altri ciclisti e pure dei pedoni ma in una settimana mi sembra di aver già fatto dei miglioramenti ed essere diventata più disinvolta. Si vedrà se con l’arrivo del freddo continuerò con questa assiduità, ma io ci voglio provare.

soluzione compensatoria: utilizzare i mezzi pubblici anche se Torino ha ancora molto da apprendere in tal senso, oppure camminare.

vivere eco-friendly e plastic-free: gesti INFATTIBILI

scegliere pannolini e assorbenti lavabili. Mio figlio ha sempre frequentato solo l’asilo nido dove i pannolini lavabili non potevano essere utilizzati. In più, essendo appena uscita dal tunnel del potty training, ho pulito così tanti liquidi organici che, davvero, per un po’ di anni mi ritengo posto così.

usare lo scottex in bamboo. Ho comprato un rotolo di simil scottex in bamboo che può essere riutilizzato un gran numero di volte, previo lavaggio. Il risultato è che mi ritrovo con un centinaio di piccole pezze per pulire e asciugare: insomma, una volta che si è srotolato il rotolo tutte queste pezze dove me le metto? Tanto vale fare a pezzi un lenzuolo in lino o cotone un po’ usurato e fabbricarci degli straccetti lavabili, dico male? Poco pratico e facilmente rimpiazzabile.

svgPosta del Cuore Agosto 2019
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svgPosta del Cuore Settembre 2019

28 Comments

  • elly

    Settembre 10, 2019 at 7:26 am

    Che bello: un’opinione ragionevole e informata sul tema!
    Aggiungo un dettaglio: quando parliamo di sostenibilità non possiamo considerare solamente quella ambientale, ma anche quella economica e sociale. Il vero sforzo è cercare di inserire delle buone pratiche dentro la propria personale quotidianità.
    Per la bici: non mollare, ci vuole tempo, ma anche la paura è tutta questione di abitudine.
    Un abbraccio Valeria.

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    • gynepraio

      Settembre 10, 2019 at 4:09 pm

      Quella della bici è la mia lotta dell’autunno, ora mi sento meno sola! Grazie 1000

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  • Arianna

    Settembre 10, 2019 at 10:02 am

    Dico la mia sul caffè: dopo anni di uso smodato delle capsule (Lavazza prima, Nespresso poi), le abbiamo abbandonate per usare la caffettiera Kamira. Sono una fan sfegatata di Kamira, si usa sututti i tuoi di fornelli e fa un espresso che neanche al bar! Funziona con caffè in polvere per moka, ci devi solo prendere un po’ la mano all’inizio…ma quante soddisfazioni!

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    • gynepraio

      Settembre 10, 2019 at 4:08 pm

      Potrebbe essere un’ottima idea per mia madre e per la casa al mare. Ma se una volta vengo a casa tua e mi insegni?

      svgRispondi
      • Arianna

        Settembre 10, 2019 at 4:55 pm

        Certooooooo quando vuoi! Ci organizziamo a breve, stay tuned!

        svgRispondi
  • Federica

    Settembre 10, 2019 at 10:37 am

    Grazie Valeria delle tue opinioni ragionate e pratiche, facilmente replicabili. Mi salvo questo post davvero utile! Ti segnalo due dritte a mia volta:
    Per struccarti: dischetti in bambù lavabili: https://www.amazon.it/Dischetti-struccanti-dischetti-riutilizzabili-sacchettino/dp/B07MSHTTXY/ref=sr_1_2?keywords=Bambaw&qid=1568104407&s=gateway&sr=8-2
    Per il caffè: capsula ricaricabile: https://www.amazon.it/Ricaricabile-Capsula-Nespresso-ricaricabile-acciaio/dp/B071GPRBK4
    E capsule compostabili: https://halo.coffee/

    svgRispondi
    • gynepraio

      Settembre 10, 2019 at 4:07 pm

      Grazie, i dischetti me li hanno suggeriti un sacco di persone ma forse in effetti posso semplicemente continuare come faccio adesso (non amavo neanche i dischetti in cotone, a me piace proprio la salvietta, chissà perchè!).
      Mamma mia che care le capsule compostabili, forse ha più senso la ricaricabile. Anzi, quasi quasi per il black friday me la segno!

      svgRispondi
  • Chiara

    Settembre 10, 2019 at 2:32 pm

    Ciao! Belle riflessioni e consigli utilissimi 🙂 mi sono accorta che molte cose già le faccio e ne sono orgogliosa. Purtroppo ho un blocco psicologico per la coppetta mestruale, ma prendo i mezzi pubblici a Roma, vale abbastanza come azione compensativa??? E vorrei provare i pannolini riciclabili per la mia polpetta, vista la mole consumata…!

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    • gynepraio

      Settembre 10, 2019 at 4:01 pm

      Roma + mezzi pubblici, per me sei già da beatificare. Sui pannolini riciclabili mi trovi impreparata ma so che esiste un mondo di opportunità diverse e non penso farai fatica a trovarne una che faccia al caso tuo!

      svgRispondi
  • Clelia

    Settembre 10, 2019 at 3:13 pm

    Siamo in sintonia per la maggior parte delle abitudini. E anche riguardo i dubbi e le perplessità.
    Compro una spugna per piatti che è descritta come “vegetale” o di “fibre naturali” ma mi sono sempre domandata se il fatto di aver usato il sapone per piatti poi non la renda incompatibile con la sezione umida della differenziata.
    Mi hai fatto venire voglia di cercare un negozio libero (o valida alternativa) su Milano, per poter limitare il packaging che effettivamente a farci attenzione, in alcuni casi è ingombrante e sproporzionato.
    Sulle capsule del caffè, io uso la Bialetti, e dopo l’uso smonto le capsule nelle componenti esterna (alluminio e un dischettino di plastica) e involucro interno di caffè (che va nell’umido). Sicuramente non è un approccio “zero waste” ma è sicuramente più virtuoso che gettare le capsule intere nell’indifferenziato.
    ci si può sempre migliorare, credo sia importante non dimenticarlo, e il tuo post, pieno di spunti non può che incuriosire che è interessato a far meglio.
    Grazie!

    svgRispondi
    • gynepraio

      Settembre 10, 2019 at 4:00 pm

      Io le spugne le laverei bene, magari anche in lavatrice e a quel punto sono relativamente sicura che siano compostabili. E se anche le getto nell’indifferenziato, comunque so che in poco tempo si biodegradano, ecco!
      Con la procedura di svuotamento capsule hai vinto un posto nel mio cuor, sappilo.

      svgRispondi
      • Clelia

        Settembre 10, 2019 at 4:03 pm

        onorata del posto d’onore!
        continuo a farlo nonostante il fidanzato mi passa accanto dicendomi che sono pazza (e devo ammettere che la Bialetti potrebbe rendere la procedura di smantellamento più semplice..!!

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      • Clelia

        Settembre 23, 2019 at 3:48 pm

        Ciao Valeria! Con la reattività di un bradipo in letargo, questo week end ripensavo alle varie abitudini virtuose che si possono adottare, e me n’è venuta in mente una che mi sembra non sia stata citata. Pochi mesi fa ho comprato dei Bees Wraps, ovvero dei panni in cotone imbevuti di cera, adatti e utilissimi ad avvolgere gli alimenti e riutilizzabili più e più volte, al posto della pellicola (di cui comunque non ho mai abusato).
        Sono molto utili e versatili, visto che la cera li rende abbastanza plastici, e quindi riesci a gestirli quasi come fossero dei piccoli contenitori.
        su amazon ce ne sono di diversi tipi e marche: https://www.amazon.it/bees-wrap/s?k=bees+wrap Io alla fine ho scelto quelli con il disegno più carino, perchè penso (spero) che alla fine siano tutti abbastanza simili!
        Spero di aver dato un minimo di valore aggiunto! A presto!!!

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        • gynepraio

          Settembre 25, 2019 at 12:39 pm

          Grazie, avevo anche visto un tutorial per fabbricarsela in casa ma devo dire che uso pochissima pellicola e pochissimo alluminio quindi piuttosto mi organizzerà per usare il più possibile i mille tupperware e contenitori con coperchio che ho in casa.

          svgRispondi
  • Nadia

    Settembre 10, 2019 at 4:50 pm

    Bell’articolo, grazie. Riprendo un po’ quello che diceva Elly per aggiungere un livello di riflessione e non per criticarti (davvero!). Secondo me sarebbe importante provare a lavorare anche sulla sostenibilità sociale, per cui provare a disintossicarsi un po’ da soggetti esplicitamente denunciati in più e più sedi come “sfruttatori” dei lavoratori. Per cui provare ad acquistare di più dai negozi o da rivenditori che il sabato e la domenica non effettuano consegne, per fare un esempio. So che non è banale e non è comodo, ma alcune alternative ci sono!

    svgRispondi
    • gynepraio

      Settembre 14, 2019 at 2:33 pm

      In molti casi -parlo per me- la scelta di usare e-commerce o servizi online è nata dal fatto che non ho tempo materiale di frequentare i negozi di vicinato. In alcuni casi ci provo, eh! Per dirtene una: la mia tintoria è chiusa il sabato, quindi per ritirare i vestiti faccio dei salti mortali alle 7 di sera con bambino in una mano, piumone nell’altra, borsa del pranzo appesa al collo e borsetta in bilico sul cranio. Quindi, insomma i negozi e i rivenditori di vicinato non sempre sono la soluzione ideale per chi ha un’agenda come la mia: detto tutto ciò, quest’anno dovrei avere orari meno rigidi e quindi conto di usufruire maggiormente dei negozi fisici (e di godermi anche il piacere di frequentarli!)

      svgRispondi
  • Paola

    Settembre 10, 2019 at 6:07 pm

    La spugna in bamboo per i piatti non mi ha soddisfatta, si è rotta la pellicola in tessuto e non gratta bene, allora ho ripreso ad usare le Vileda plasticose ma le lavo in lavatrice così mi durano più a lungo, anche mesi, poiché solitamente ogni settimana ne buttavo via una. Le lavo con le pezze in cotone per la polvere, la spugna della scopa a vapore per lavare i pavimenti e i tappetini. Per il resto molte abitudini le ho adottate anche io inclusa quella dei dischetti per struccaggio lavabili in bamboo. E poi buonsenso sempre e comunque.
    P.S. proprio ieri sera a Presa Diretta parlavano della “fine” tutt’altro che ecologica degli abiti usati lasciati negli appositi cassonetti

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    • gynepraio

      Settembre 14, 2019 at 2:40 pm

      Anche io lavo stracci e spugne, secondo me può essere un buon compromesso per non produrre kg di rifiuti!

      svgRispondi
  • Cristina

    Settembre 11, 2019 at 10:31 am

    Ciao! Come al solito sei una delle poche che sa parlare di un argomento spinoso in termini ragionevoli.
    Ci sono alcuni gesti che faccio da anni, come i tovaglioli di stoffa o tipo frutta e verdura di stagione italiana, su cui ho fatto campagne di sensibilizzazione verso tutti quelli che mi circondano. Altri nuovi, come la coppetta o pensare ad acquistare prodotti con meno imballaggio o prendere le capsule compostabili per la macchinetta. Anche al lavoro mi impegno a migliorare dove posso, ad esempio usando una tazzina in ceramica invece del bicchierino. Sui fazzoletti di stoffa non cederò mai perchè li detesto e mi fanno ribrezzo, ma giustamente ognuno trova il suo compromesso

    svgRispondi
    • gynepraio

      Settembre 14, 2019 at 2:42 pm

      Tutti mi hanno fatto notare che i fazzoletti di stoffa non sono per chi ha il raffreddore facile (e mi rendo conto di essere fortunata da questo punto di vista)!

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  • CATERINA

    Settembre 12, 2019 at 3:27 pm

    Io, per sostituire i dischetti di cotone, per struccarmi uso questa ormai da anni: http://www.sephora.it/Accessori/Viso/Spazzole-detergenza/Disco-esfoliante-viso/P2101016
    Va bene sia per i prodotti cremosi che per gli oli, non ottimale per l’acqua micellare ma comunque, 3€ ottimamente spesi!

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    • gynepraio

      Settembre 14, 2019 at 2:43 pm

      Vado subito a dare un’occhiata (con i 3 euro il mio cuore economo e oculato è stato conquistato!)

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  • Linda

    Settembre 12, 2019 at 6:01 pm

    Ciao Valeria! Bel post e ottimi consigli 🙂 Volevo segnalarti che nei punti vendita Nespresso ritirano le capsule usate e (almeno questo è il claim) vi danno nuova vita; sul sito è spiegato più approfonditamente. Un abbraccio e complimenti per il tuo blog che non annoia mai!

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    • gynepraio

      Settembre 14, 2019 at 2:44 pm

      Anche un mio collega mi ha detto la stessa cosa ma devo confessare che io uso capsule compatibili Borbone quindi mi sa che in negozio mi ridono in faccia se gliele porto! A presto

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  • Sandra

    Settembre 14, 2019 at 11:24 pm

    Bellissimo articolo!! Ho preso nota di un paio di cose da acquistare. Per quanto riguarda il caffè, che per me è la nota più dolente di tutte, ti confermo anche io che le boutique Nespresso ritirano le capsule. Dal momento che in ufficio mi sono assunta il compito di raccoglierle e riciclarle ti posso dire che la consegna è fatta in autonomia, quindi puoi benissimo riciclare capsule compatibili… nessuno ti scoprirà! In alternativa, le capsule della Vergnano sono compostabili e spesso si trovano in offerta sia al supermercato (Carrefour) sia su Amazon, a circa 18 centesimi a cialda.

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    • gynepraio

      Settembre 17, 2019 at 10:26 am

      Quelle Vergnano devo provarle, mi tocca solo fare qualche calcolo economico prima ma credo si possa fare.

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  • CHIARA

    Settembre 20, 2019 at 11:49 am

    Ciao Valeria, per evitare di usare i dischetti, io da anni uso una mousse viso struccante di Kiko, economica funziona benissimo e una confezione dura mesi, qui il link https://www.kikocosmetics.com/it-it/cura-della-pelle/viso/detergenza/Pure-Clean-Foam/p-KS0200502900044

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    • gynepraio

      Settembre 20, 2019 at 12:29 pm

      Grazie mille, anche a me piacciono un sacco le mousse come consistenza e infatti ne ho usato a lungo una di Equilibra con argan. Anzi, quasi quasi dovrei ricomprarla…

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